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City umiliato e fuga. Il vero emiro arriva da Testaccio

Il Leicester dà lezione al Manchester arabo in casa (1-3) e va a più 6 Ranieri ha portato fame e disciplina: "Il titolo Premier? Perché no"

City umiliato e fuga. Il vero emiro arriva da Testaccio

Sabato grasso per Claudio Ranieri. Gli inglesi non festeggiano il carnevale, a parte quello, caraibico, di Notting Hill ad agosto, ma ritengo probabile che a Leicester si balli da pazzi, con e senza maschera, esauriti i barili di birra e alcool simili. Le volpi di Ranieri vincono anche a Manchester contro il City, 3 a 1, continuano la loro favola, vanno in testa con 6 punti sulla squadra milionaria degli sceicchi e qualcuno ripensa alla quota che, nella scorsa estate, le agenzie di scommesse offrivano per una eventuale lunare vittoria finale del Leicester: 2000 a 1. Non credo che nemmeno Ranieri abbia giocato una sterlina ma il football, quello della Premier, è un'altra cosa, vera, sanguigna, spettacolare, leale, coinvolgente, improbabile. Il Manchester City vive una strana stagione, gioca in Champions, corre ancora in campionato ma il suo allenatore cileno ha la faccia dell'impiegato all'ultimo giorno di lavoro, pronto ai giardini pubblici; Pellegrini è stato informato ufficialmente di dover lasciare il posto a Pep Guardiola, un catalano capace di annunciare con quattro mesi di anticipo di voler abbandonare il Bayern di Monaco, non la bocciofila di Pinerolo, per andarsene in Inghilterra a prendere soldi come un emiro, che è poi anche il suo datore di lavoro. Tutta questa roba qui affligge Pellegrini ma non muove nemmeno una riga sul volto furbastro di Claudio Ranieri che offre la stessa faccia, a Roma, a Milano, a Torino, a Londra, a Valencia, ad Atene, tutte ultime città dove ha finora lavorato e da dove lo hanno rispedito come un parente noioso, scomodo, vecchio. Quelli del Leicester lo hanno accolto per imparare, dal '29 non vedono il sole in Premier, allora arrivarono secondi, il massimo nella loro storia calcistica che ha pure fornito figure illustri al football inglese, due portieri come Shilton e Banks e Gary Lineker che lasciò il banco di frutta e verdura per diventare il campione che tutti hanno conosciuto. A Leicester si parla italiano e non soltanto nel calcio: Ranieri e il suo staff non hanno portato spaghetti e vino buono ma la normalità, la fame dei poveri e la disciplina tattica necessaria; la squadra di rugby, la più titolata d'Inghilterra, conta due piloni, Pasquali e Rizzo, e un tallonatore, Ghilardini, che sventolano il tricolore. Il made in Italy è roba seria, il football si riscatta dal dominio dei grandi club metropolitani ma a Leicester girano soldi pesanti, il padrone è un tailandese il cui cognome comporta, per la lettura, un giorno di ferie: Srivaddhanaprabha, mai entrato in un titolo di giornale nemmeno in Inghilterra. Il nono uomo più ricco di Tailandia ha capito che Ranieri potesse essere l'uomo giusto, dopo il fallimento di Paulo Sousa e di Sven Eriksson. Ora il testaccino può dire «titolo? Perché no...» e se la gioca con la tranquillità e l'orgoglio di chi vede uno dei suoi rivali antichi, Josè Mourinho, ambulante nelle strade d'Inghilterra, dopo il licenziamento dal Chelsea alla ricerca di un ingaggio con il Manchester United. I tifosi del Leicester cantano il nome di Ranieri, con le note di Nel blu dipinto di blu. Anche Claudio canta, in silenzio, penso che un sogno così non ritorni mai più.

Volare? No, giocare al football e vincere il campionato.

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