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Codino, svista e legni E colchoneros stregat

Terza finale persa, troppi indizi negativi e Simeone ko come nel 2014 Ramos in fuorigioco e i rigori sui pali di Griezmann e di Juanfran

Codino, svista e legni E colchoneros stregat

Ha ragione Ciro Ferrara, da esperto navigatore dei mari calcistici italiani e non solo: «Il calcio é stato inventato dal diavolo». Solo una diavoleria o una maledizione poteva mettere sul binario sbagliato la finale sognata in questi lunghi giorni dal capo-branco dei colchoneros. Deve averlo pensato anche il tarantolato Diego Simeone ieri notte appena ha visto quella palletta velenosa "spizzata" dal gallese Bale finire nell’imbuto tra il suo portiere Oblak e il piedino sveglio di Sergio Ramos e poi rotolare beffarda nella porta sotto la curva sud dipinta di bianco e rosso. Giá proprio lui, ancora lui, il capitano di Lisbona che rimise in piedi una finale ormai persa, giunta ai rintocchi finali senza altri sussulti, riagguantata con un colpo di testa feroce e chirurgico. Una diavoleria, forse una vera e proprio stregoneria se poi più tardi gli hanno riferito che quel golletto era macchiato da un fuorigioco classico, braccio e spalla di Ramos al di lá di ogni sentinella dell’Atletico così da costringere il portiere a una spericolata uscita senza poter vedere o toccare nient’altro che tacchetti e fili d’erba. Perciò tutta la preparazione della finale, i calcoli astuti, le chiusure col catenaccio a doppia mandata e quegli interventi iniziali da calcio fiorentino, violenti scontri a caccia del pallone o più probabilmente delle gambe del rivali, sono finiti in una buca di San Siro. A quel punto gli é toccato cominciare un’altra sfida, squadernare dai suoi appunti un’altra strategia che prevede il maggiore controllo del pallone e perentori affondi, le giocate si avvolgenti a destra come a sinistra ma senza mai sguarnire la difesa, specie nel distaccamento centrale, che é poi il tesoro di questa squadra fatta di generosi combattenti. Insomma uscire dalla tana e dare battaglia a viso aperto, come sanno fare i guerrieri di stampo antico. La maledizione, deve aver pensato il Cholo, é solo il rifugio dei deboli e degli sconfitti come può dimostrare la rincorsa dell’Atletico di ieri, capace di subire anche lo sberleffo del destino. Giá, quel rigore finito contro la traversa di Navas, calciato dal francesino Griezmann quasi a occhi chiusi, ha avuto quel significato. Altri si sarebbero arresi, altri avrebbero chinato la testa. Non Simeone e i suoi baldi guerrieri. Perché in quello snodo decisivo il Real ha cambiato pelle trasfigurato da Zidane che pure é stato un monumento di classe e tecnica raffinata. Vedere il Real apparecchiare un torello gigantesco può fare male al cuore dei nostalgici specie se poi Benzema e Cristiano Ronaldo hanno sprecato le golose occasioni per chiudere la finale. Vedere l’Atletico spremersi nella rincorsa al gol per tutto il tempo rimasto ha suscitato molta tenerezza fino a far esplodere di gioia tutto lo stadio appena il tocco sotto misura di Carrasco ha rimesso in equilibrio la coppa e la sua destinazione finale. Poi lo sbocco crudele dei rigori. Che é il sigillo conclusivo della maledizione. Ronaldo non sbaglia, Juanfran prende il palo. E per la terza volta l’Atletico rimane con le mani vuote. Una diavoleria.

Forse qualcosa di più.

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