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Il colpo "di testa" di Max Così ha convinto i suoi a sentirsi come il Barça

L'euro rivoluzione di Allegri nasce un anno fa, dal ko col Bayern. Buffon: «Che gran intuizione»

Il colpo "di testa" di Max Così ha convinto i suoi a sentirsi come il Barça

E dire che una settimana fa l'hanno definito catenacciaro. Massimiliano Allegri nella notte in cui ha capovolto il Barcellona si è preso tutto. E con gli interessi. Il sorriso con cui ha lasciato lo Juventus Stadium dopo «la vittoria più bella della carriera finora», valeva più di molte parole. Ha spazzato via la negatività di cui si era lamentato, ha zittito le critiche. Ha dimostrato che la sua Juve non sa solo vincere ma anche fare bel gioco. E non nel campetto vicino a casa ma sul palcoscenico più grande del calcio europeo. Il doppio sinistro di Dybala, le mani di Buffon e la testa di Chiellini hanno messo la firma su una lezione dell'allenatore. La Champions ha detto che la Juve sa giocare a pallone. Ma a quel ritmo una squadra non può durare una stagione, a meno di non concedersi passaggi a vuoto che poi compromettono gli obiettivi. Quindi dovendo scegliere Allegri ha puntato sulla serata di gala per l'epifania della sua Juve. Perché quella che perse la finale di Berlino con il Barcellona era figlia dell'onda lunga contiana, anche se lui con il trequartista l'aveva già personalizzata.

Il capolavoro di Allegri parte dalla testa, dall'aver convinto i suoi giocatori di essere all'altezza dei più forti. Così ha infuso dosi massicce di coraggio con le sue scelte. E così è nato un approccio completamente diverso da quello avuto contro il Bayern Monaco nell'andata degli ottavi della passata stagione. Allora fu assedio bavarese. Questa Juve è ripartita da quell'errore, ma soprattutto dall'impresa sfiorata in Germania, quando a tre minuti dalla fine era qualificata.

Lì è nata la Juventus di Max. Ha voluto Pjanic e martedì sera si è capito il perché: il bosniaco è stato tuttocampista con una regia illuminata e un'interdizione efficace. Il sacrificio di Pogba è stato un assist per il colpo Higuain. Ha aspettato Dani Alves e l'ha trovato nel momento più importante.

Il risultato dell'andata con il Barcellona è frutto di un lavoro partito da lontano. Allegri inizialmente ha messo sempre più al centro del gioco Dybala, ha chiesto a Higuain non solo i gol. Non è stata una passeggiata. Sul cammino non tutto è filato liscio: le cadute con le milanesi, lo scivolone in casa del Genoa. E proprio un'altra sconfitta, con la Fiorentina, ha innescato la rivoluzione. Dopo Firenze ha rivoltato la squadra, l'ha convinta che si poteva giocare con i magnifici 4. Buffon ieri ha ribadito: «Questa squadra è il frutto di un'intuizione prodigiosa di Allegri, che l'ha ridisegnata». Spostare Mandzukic a fare l'ala è stata una mossa pensata quanto fortunata. Viene in mente l'Eto'o messo a fare l'esterno da Mourinho nell'anno del triplete nerazzurro. La fisicità di Mandzukic ha ridato alla squadra i chili persi con la partenza di Pogba.

Più che decidere di schierare tutte le bocche di fuoco, Allegri è stato bravo a convincere gli attaccanti a sacrificarsi. Un dato: i bianconeri hanno corso nove chilometri in più dei blaugrana rimasti per la prima volta in questa Champions sotto i cento. Immobilizzati anche loro come quasi tutti dall'effetto Stadium. La Juve ha vinto da squadra contro un Barcellona individualista. Forse anche scarico ma la forza della Juventus è stata nel colpire i punti deboli della squadra di Luis Enrique. Anche se non è stata una Signora dal trucco perfetto. Dietro ha sbavato qualcosa. Bisognerà porre rimedio in vista del ritorno di mercoledì al Camp Nou. Allegri ha già detto: «Bisognerà segnare». La Signora, che ha la miglior difesa della Champions, ha scoperto il bello dell'attacco. Squadra che per una notte è risultata imbattibile, ma Allegri come Buffon («teniamo le antenne dritte»), ha riportato tutti con i piedi per terra: «È solo il primo passo per la finale.

Occhio alle trappole».

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