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L'Europa, le partenze e il calo dei due capitani nella resa della Roma

L'Europa, le partenze e il calo dei due capitani nella resa della Roma

Lunedì sera ci siamo divertiti poco ma abbiamo capito molto. Ci siamo divertiti poco perché il calcio rappresentato dalle prime due della classe non ha raggiunto quei picchi che la grande attesa, oltre che la voglia disperata di rivincita romanista avevano ingigantito. Abbiamo ad esempio capito che la Roma, rimasta dietro 9 punti (più lo scontro diretto perso all'andata fanno 10) ha pagato, rispetto a un inseguimento fa, almeno tre fattori: 1) l'ingorgo di una stagione piena di appuntamenti europei (giocare una partita a settimana è un'altra vita, meno infortuni, più recuperi, più tempo per curare i dettagli ecc.); 2) qualche marchiano errore commesso sul mercato di gennaio (partenza di Destro, rimpiazzato da Ibarbo infortunato, per non tornare sulla cessione di Benatia e la perdita sfortunata di Castan); 3) aver affidato le chiavi di casa ai due capitani, Totti e De Rossi, che hanno avuto nel 2015 un rendimento al di sotto nettamente dello standard tradizionale. Quell'1 a 1, incastonato alla fine, è diventata una vera fortuna per tutto il calcio italiano solo per un motivo: nessuno più ricorderà i veleni e le polemiche della sfida dell'andata ma solo l'atto di superbia di Garcia il quale nel frattempo ha trovato una fidanzata romanista ma ha perso molti dei suoi estimatori, nella platea di critici e tifosi.

Lunedì sera abbiamo anche capito che la Juve più solida e più sicura, destinata all'appuntamento di Dortmund, è quella disegnata da Antonio Conte col 3-5-2 che consente a Bonucci e Chiellini di sorvegliare meglio il territorio di Buffon e ai due finti terzini di accompagnare puntualmente le ripartenze di Tevez. Non è stato solo un ricorso al copione mandato a memoria ma il riconoscimento pubblico e solenne che le due sentinelle azzurre devono coprire uno spazio minore. Già dopo aver piegato il Borussia a Torino, un vecchio lupo di mari calcistici, Corrado Orrico, segnalò la questione. Abbiamo capito che, senza Pirlo e Pogba, due pilastri di cemento armato dell'armata bianconera, Allegri è in grado di allestire una squadra capace per 70 minuti di tenere in scacco la Roma e l'Olimpico, perdendo la bussola solo quando la velocità di Iturbe e soci ha rimesso in discussione risultato e duelli. Abbiamo capito infine che le esercitazioni, in settimana, non sono poi così inutili, come pensano molti filosofi del pallone, specie se affidate ai piedi sapienti di uno come Tevez.

Il quale, da lunedì in poi, si è fermato a Vinovo a fine allenamento per calciare dieci, venti, cento punizioni in vista dell'assenza dello specialista numero uno, Andrea Pirlo.

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