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Contador solo al comando decide anche chi deve vincere

A Campiglio Aru e Landa provano a metterlo in difficoltà ma Alberto tiene e alla fine lascia via libera al connazionale

Contador solo al comando decide anche chi deve vincere

Madonna di CampiglioIl Giro non è finito, e per gli avversari di Alberto Contador è un vero problema. L'unico che si sta godendo questo fantastico Giro per l'Italia più bella è proprio il corridore spagnolo, che corre non solo da padrone, ma fa anche gli onori di casa, decidendo con assoluta lucidità quello che è giusto fare e quello che è meglio lasciar correre. L'Astana tira come un treno ad alta velocità? Albertino si mette a ruota di Aru e dei suoi senza fare una piega. Ogni tanto si sgranchisce le gambette alzandosi di sella, poi fa un po' di "stretching" e quando la situazione diventa un tantino pericolosa, perché il treno kazako procede a tutta velocità, va a tagliare sereno il traguardo volante di Pinzolo, che gli vale 2" di abbuono su Aru. Perché? Semplicemente per ribadire e far capire agli Astana che nonostante loro ci stiano mettendo il cuore e l'anima, lui è sereno come una Pasqua.

Sbruffone? Assolutamente no, solo il più forte. Di gran lunga il più forte, e l'impressione che si è avuta anche ieri sulla strada che conduceva il Giro a Madonna di Campiglio è che il ragazzo di Pinto non abbia voluto forzare nemmeno la mano, rispettando la corsa e i sui avversari, ad incominciare dal più bravo e tenace: il nostro Fabio Aru.

Contador in pratica decide anche chi è meglio che vada a vincere. Nel finale, quando rimane stretto nella morsa dei due Astana - Aru e Landa - lo spagnolo parlotta con il suo connazionale, che un attimo dopo accelera e va a cogliere la vittoria davanti al russo Trofimov. Per Landa, 25 anni, si tratta della seconda vittoria stagionale, la quarta in carriera. Terza arriva la maglia rosa, che precede di un secondo il nostro Aru.

«Se ho parlato con Landa? No, ci siamo solo guardati in faccia - dice con un sorriso beffardo la maglia rosa -. Mikel è un bravissimo corridore e sono contento che abbia vinto lui». Sereno, lucido, disponibile come pochi, Alberto Contador. Un uomo solo al comando, ma anche un uomo solo, visto e considerato che la sua squadra - la Tinkoff dei Basso, dei Roger e dei Kreuziger - per l'ennesima volta si scioglie come neve al sole quasi subito, lasciando il fuoriclasse spagnolo in un gruppettino di pochi superstiti che conta la bellezza di cinque uomini Astana. Giornata nera, nerissima per il colombiano Rigoberto Uran, che chiude la sua fatica in 34ª posizione ad oltre 8' e nella generale scivola ad oltre 12'. Giornata da dimenticare per Richie Porte: 88° all'arrivo con un ritardo di oltre 27', nella generale scivola 27° a più di mezz'ora. Entrambi pagano a caro prezzo il passo Daone, dove perdono contatto dai primi e scivolano lentamente negli inferi della corsa.

«Abbiamo provato a far innervosire Contador - ha spiegato Beppe Martinelli, tecnico di Aru - ma lui si è dimostrato il vero padrone del Giro. Ci ha provato Fabio un paio di volte, poi è stata la volta di Landa, ma non c'è stato nulla da fare. Per questa ragione, alla fine, dopo il tanto lavoro fatto, abbiamo pensato a portare almeno a casa la tappa. Non vincere sarebbe stata una grandissima beffa».

Si corre per il secondo posto. In verità, se tutto va come deve andare, anche questa posizione è ormai consolidata, essendo cosa di Fabio Aru. Contador è il degno vincitore di questo Giro. Fabio Aru è il suo degno "alter ego". Va definito il terzo gradino del podio. Mancano solo alcuni dettagli. Questa ultima settimana non sarà altro che una passerella trionfale per l' hombre dalla "tripla corona".

Per tutti gli altri un motivo per dare un senso al loro Giro.

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