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Conte conquista Londra, Sarri i cartellini rossi

Maurizio Sarri è diventato l'idolo degli arbitri italiani

Conte conquista Londra, Sarri i cartellini rossi

Conte e Sarri si erano incrociati ad Arezzo, prima uno, poi l'altro, quindi di nuovo il primo e a seguire il secondo ancora. Era la serie B, era il tempo dell'asilo e delle elementari per entrambi. Antonio Conte ha vinto, è emigrato a Londra, è diventato l'idolo del popolo londinese del Chelsea che canta per lui Antonio Conte does it better, makes me happy, makes me feel this way, che sarebbe, in soldoni, Antonio Conte lo fa meglio, ci fa felici, fallo così. Maurizio Sarri è diventato l'idolo degli arbitri italiani i quali non cantano per lui ma fischiano e poi estraggono il cartellino rosso, indicando la via dello spogliatoio al loquace tecnico toscano. Il quale si è distinto per le sue qualità buone di allenatore, ma soprattutto per il frasario direi greve.

Dopo aver apostrofato Mancini come tutti ricordano e avere detto che l'affare Higuain gli ha provocato un giramento degli attributi, dopo l'espulsione nella partita contro il Milan ha tirato fuori l'argomento populista che tanto nel cuore gli sta: «Facile mandare fuori uno con la tuta e non quello con il doppiopetto». Belle parole, di effetto tra quelli che abboccano. La tuta, per il Sarrismo (ormai è una corrente di pensiero) dovrebbe significare l'umiltà, la purezza quasi, mentre il doppiopetto appartiene ai Sopranos del football; così come Sarri, insieme con De Laurentiis, sostiene che il fatturato porti agli scudetti. Infatti, penso io, il Leicester ha il fatturato più alto d'Inghilterra, superiore ai due Manchester e al Chelsea e all'Arsenal e per questo ha vinto l'ultima Premier. Parole, pinzillacchere avrebbe detto Totò, la verità è che Conte parla con i fatti, spesso confortandoli con eccessive esibizioni di gioia e di tormento (si dia una calmata, please), Sarri ha vestito la tuta e ha deciso che il sistema è contro di lui, contro il Napoli, contro il Sud. Arriverà il giorno in cui comprenderà di essere un professionista valido (come egli è) e dovrà ridurre certe espressioni non proprio bancarie. Ad Arezzo, lui e Conte, facevano staffetta in panchina. Qualcosa, anzi tanto, è accaduto in seguito. Basta riflettere, contare fino a dieci e ricordarsi che il calcio esisteva ed esisterà anche dopo di lui, con o senza tuta.

Con o senza il doppiopetto.

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