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Conte si veste d'azzurro «Vittoria dolce condanna»

Il nuovo Ct avverte: «Colmerò il gap: dove non arriva il talento io ci metto la frusta, il carattere e l'inno di Mameli, anche in cuffia»

Conte si veste d'azzurro «Vittoria dolce condanna»

RomaIl neo presidente della Figc Tavecchio arriva prima, si accomoda sornione in attesa del suo uomo. Che arriva a ridosso, un po' trofeo, un po' scommessa con un sorriso che (non) conquista. É Antonio Conte, nuovo ct della nazionale che firma il contratto in diretta, teatrale quanto basta per strappare il primo applauso a Lotito e alla folla. Saluta il povero Pepito, ringrazia Sacchi e annuncia di voler andare a Napoli per l'esordio in Champions. E ci mancherebbe. È più abbronzato che mai il condottiero pugliese che quest'anno- piccolo dettaglio - non lotta per lo scudetto. Dal 4 settembre sarà costretto a varcare la frontiera con passaporto e nazionale. E a giudicare dagli ultimi anni nelle coppe ci sarebbe da preoccuparsi seriamente. E invece no, siamo noi in malafede, sempre i soliti. Sentite: «Colmerò il gap: dove non arriva il talento io ci metto la frusta, il carattere e l'inno di Mameli, anche in cuffia se serve». Anche per l'ex promessa (e grande appassionato di musiche in movimento) Mario Balotelli che avrà altro tempo dalla sua. Mario è sempre al centro del dibattito. Sociale. Inevitabile partire da lui. «Ma no, sapete, non faccio mai nomi, lui sa però che il posto garantito non esiste». Lo sa, è che non ci fa caso. «Mi spiego, vorrei vedere sempre giocatori stressati, in preda a notti d'ansia per paura di non essere convocati, le amichevoli contano come le partite ufficiali, fanno ranking, fanno morale». Che nel paese dei campanili suona come una rivoluzione copernicana.

Non pensava di rientrare in pista dopo appena un mese dal discusso addio con la Juve. «Stavo già studiando inglese e spagnolo, speravo più in là nella chiamata di qualche top team europeo...». Alla fine è arrivata la nazionale. «Quattro stelle e ce lo stiamo dimenticando». Certo però che essere condannati a vincere con la Juve stava diventando un fardello, non è che la scelta della nazionale conviene perchè tanto nessuno gli chiederà mai di vincere gli Europei? Ride, ancora senza conquistare. «Condanna? Casomai dolce condanna. Voglio vincere sempre. Mia moglie sa che quando perdo una partita per cinque giorni vivo una morte apparente, ammorbo tutti, non mi piace perdere e perderò raramente». Al suo fianco Tavecchio gongola e sembra sollecitarlo sul concetto base della nazionale sacra, più sacra dei club, e che gli stage servono, eccetera, eccetera. Usa metafore. «Oggi in testa e nel cuore ho solo l'azzurro, un colore bellissimo, all'interno del quale ci stanno tanti altri colori». Tipo il bianconero. «Con la Juve eravamo giunti alla naturale conclusione del rapporto. In due mesi abbiamo provato a continuare, ma ci siamo accorti che era finito». Con la Federazione una squalifica che ritiene ancora ingiusta e che però «mi ha fatto crescere e forse se sono qui oggi lo si deve anche a quello». Nessun codice etico, deciderà di testa sua di volta in volta per squalifiche e comportamenti. Inoltre, assicura, niente influenze dagli sponsor. Tipo Puma. La prima necessità è trasformare degli ottimi giocatori una squadra. Si sa, a lui piacciono le sfide complicate. «Basta pensare a tre anni fa quando sono arrivato alla Juventus, nessuno poteva ipotizzare quello che siamo riusciti a fare. Possiamo risollevarci perché l'Italia deve stare nei primi posti al mondo». Guarda guarda lo stesso proclama usato da Cesare Prandelli alla vigilia del Mondiale. Anche per lui poco tempo per inventare. «Pretendo solo lo spirito delle mie ex squadre: Arezzo, Bari, Atalanta, Siena e Juventus. Mordevamo il campo!». Quando era allenatore della Juve sbuffava per le convocazioni. Ora giura, cambierà prospettiva. Conte il manager pubblico più pagato d'Italia? «Ho accettato i parametri della Federazione e comunque prendo meno di quando allenavo la Juve».

Come al solito la prima domanda pertinente, cioè tecnica («Scusì sa, ma la Norvegia? Che ci dice della Norvegia, prima avversaria nelle qualificazioni?») arriva fuori tempo massimo, per opera di un giornalista inglese. Del resto siamo in Italia e il calcio ci piace chiaccherato.

Non cambia mai nulla da queste parti.

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