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Conte-ter e l'orgoglio di essere Juve: "Rivincere farà storia"

"Non accade dal 1935. Champions? Non sarà facile Nove milioni per Tevez e Llorente: è straordinario"

Conte-ter e l'orgoglio di essere Juve: "Rivincere farà storia"

L'abitudine a vincere. L'orgoglio di essere di nuovo la «Juventus conosciuta nel mondo». Il desiderio di fare qualcosa di storico. Il primo giorno di scuola dell'Antonio Conte-ter è appena più rilassato dei precedenti visto che in bacheca sono finiti due scudetti di fila. Però, una settantina di giorni dopo la conquista del tricolore, i verbi e i concetti utilizzati dal tecnico salentino sono sempre gli stessi: «Lavorare, crescere, vincere. Conquistare il primo scudetto era difficilissimo, rivincere è stata una grande impresa, ripetersi ancora sarebbe qualcosa di storico che qui non accade dal 1935». Sarà questo il ritornello dell'intera stagione: avvicinare la Signora del Quinquennio, martellare i giocatori affinché imparino anche un po' di storia del calcio chiedendo «un ulteriore sforzo allo zoccolo duro, del quale mi fido ciecamente». Andrea Agnelli ha fissato l'obiettivo appena terminata la passata stagione, Conte lo sottoscrive e non ci sono insomma dubbi sulla fame che il gruppo avrà nel perseguire quello che è nei desiderata di tutti.

Partita per Chatillon nella serata di ieri, la Juventus non ha comunque nessuna intenzione di nascondersi: ha lavorato prima e meglio di tutta la concorrenza, la base è più che solida e anche il bilancio è stato rispettato visto che «prendere Tevez e Llorente per 9 milioni è qualcosa di straordinario. Ogbonna, poi, è un talento che può diventare uno dei giocatori più forti in Europa e forse anche nel mondo». Conte promuove quindi il mercato a pieni voti, saluta con rammarico Giaccherini («Non sono certo felice, ma era inevitabile») e, aspettandosi «grandi cambiamenti prima di fine agosto», identifica il “solito“ Napoli come rivale numero uno nella corsa al tricolore: «Il loro grande acquisto è Benitez, un allenatore un po' sottovalutato che ha già vinto tutto: confrontarmi con lui sarà motivo di orgoglio. Cavani al Psg? Con quei 63 milioni, il Napoli può entrare sul mercato con forza: avrei preferito che Edinson fosse rimasto in Italia, perché con lui in campo abbiamo sempre vinto noi».

Fuoco alle polveri, allora, pur senza nascondere che «noi ci siamo mossi in anticipo, dimostrando di avere le idee chiare. Abbiamo centrato tutti i nostri obiettivi prendendo dei calciatori che si sposano con la nostra idea di gioco. Il 10 a Tevez? Non importa il numero: contano il lavoro, la voglia di onorare la maglia, il desiderio e la passione. Per me un giocatore può anche scegliere il 124, nulla cambia. Quello che conta e che rimane nel tempo è la Juventus, niente altro. Tevez mi ha colpito per fame, cattiveria agonistica, carattere e determinazione: è il giocatore giusto per noi». Fine della storia e delle polemiche: l'Apache sarà subito in ritiro così come Ogbonna, mentre mancheranno gli otto nazionali più Caceres. Qualcuno partirà (Isla all'Inter è quasi fatto, per esempio), specie in attacco: Matri ha richieste da Inghilterra e Russia, Quagliarella un po' meno e su Vucinic è giusto tenere il punto interrogativo perché la sua situazione è legata a Jovetic, destinato però pare oltre Manica: «Lui è un top player che può ulteriormente crescere - è la dichiarazione d'amore di Conte -. Non può che andare in una squadra straniera con grande disponibilità economica». Nel frattempo, «dobbiamo ricominciare da zero. Il metodo Conte? Esiste la cultura del lavoro. Il modo in cui lavoro io mi ha portato a vincere non soltanto alla Juve. Il calciatore è pagato per allenarsi e qui si lavora il giusto: se altrove non succede, non sono affari miei».

Ci sarebbe anche il sogno Champions, cercando di capire se quel famoso gap con le Grandi d'Europa sia stato colmato: «Il Barcellona ha preso Neymar, il Bayern Goetze e il Borussia Dortmund Mkhitaryan: non sarà facile, perché a livello economico c'è chi è troppo avanti rispetto a noi». La Juve ha usato competenza e fantasia, soddisfatta di quanto portato a casa finora.

Poi, chissà: tutto può sempre accadere.

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