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Coppa Davis, la Francia ci fa fuori E Fognini spacca (ancora) la racchetta

Avanti di un set, non riesce il miracolo contro Pouille: 3-1 e azzurri eliminati

Coppa Davis, la Francia ci fa fuori E Fognini spacca (ancora) la racchetta

D'altronde si dice che la Coppa Davis che non rispetti il valore di un movimento tennistico, soprattutto quando si perde. E d'altronde Fabio Fognini sveva pure un po' di mal di schiena, anche se lui non rinuncerebbe mai a un match con la maglia tricolore addosso: «Per fare in soldi c'è tutto il resto dell'anno, qui si gioca per il Paese. E si deve giocare gratis». D'altronde poi, alla fine, la scelta di Genova per la sfida con la Francia non si è rivelata forse furbissima, visto la vicinanza del confine e l'arrivo in massa di spettatori avversari. Anche se poi ieri le due tifoserie hanno cantato all'unisono i due inni nazionali.

D'altronde, insomma, è finita 3-1 per i Bleu sull'Italia, con loro in semifinale grazie alla vittoria in rimonta e in quattro set di Lucas Pouille sul nostro Fabio. Il quale - per dirla alla Barazzutti, il nostro ct «ha avuto un rendimento ad alti e bassi, giocando anche punti splendidi». Ma ha anche, come al solito, esagerato spaccando un paio di racchette e prendendo a calci una sedia. Il punteggio finale di 2-6, 6-1, 7-6, 6-3 racconta di una partita che si è decisa al tie break del terzo set (quando Fognini con un doppio fallo e quattro errori non forzati ha fatto la frittata), ma anche di una sfida tra nazionali troppo diverse. Enorme è la differenza tra un movimento, appunto, che continua produrre ricambi come Pouille, classe 1994, e una squadra che ci ha provato schierando tre giocatori oltre a Fabio, Seppi e Bolelli che insieme di anni ne fanno 97. Sono sempre loro, dunque.

Alla fine il risultato è che resteremo nel World Group, anche se i venti di cambiamento della Davis (ovvero sede unica e squadre confezionate secondo classifica) non lasciano presagire nulla di buono. Ed infatti lo stesso Fognini, che si dice ottimista per il suo ranking e per la stagione sul rosso, difende la formula dell'Insalatiera così com'è: «A me piace tanto e ho sempre risposto presente quando il capitano mi ha chiesto di scendere in campo. Le novità regolamentari di cui si parla? Ripeto: per me non deve diventare una questione di soldi».

Nel frattempo Barazzutti spiega con onestà che la differenza con la Francia non è solo questione di sfortuna (il conto delle Davis vinte è 10 a 1 per loro), spargendo per il prossimo futuro del nostro tennis più realismo che ottimismo: «A Morioka abbiamo portato in gruppo Thomas Fabbiano, qui a Genova è venuto Matteo Berrettini. Il materiale c'è, poi da qui a capire dove i nostri giovani possano arrivare...».

Appunto. Perché d'altronde non sempre la Davis rispetta il valore di un movimento, però

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