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La coppa della verità per il Milan di Inzaghi rianimato da Destro

Contro la Lazio per salvare la panchina e la stagione El Shaarawy piede ko, fermo 2 mesi: arriva il giallorosso

La coppa della verità per il Milan di Inzaghi rianimato da Destro

Milano - Decide la Lazio, stasera. Decide la coppa Italia, diventata nello scenario rovinoso, la ciambella di salvataggio del Milan di Inzaghi o la sua rovinosa zavorra. Decide il campo, come al solito nel calcio. E il verdetto di questa sera a San Siro può diventare il passo d'addio di Pippo Inzaghi oppure il suo orgoglioso scatto di reni, come tanti ne ha realizzati in carriera. Purtroppo Pippo, rimasto nel cuore della curva (non è il solo, vero responsabile del tracollo rossonero), non è più lo scatenato numero 9 capace di spuntare all'improvviso per spingere in fondo alla rete il pallone, ma si ritrova alla guida di un gruppo dalla dubbia personalità e dalla modesta cifra tecnica.

Non ha nemmeno fortuna Inzaghi. Perché, nel momento del bisogno, continua a perdere pedine fondamentali. El Shaarawy, spedito ad Amsterdam per un consulto dallo specialista Niek van Dijk, ha scoperto la frattura al quinto osso metatarsale del piede destro che lo obbligherà a portare per 6 settimane il tutore: vuol dire almeno 2-3 mesi di inattività garantita, stagione a rischio insomma. Anche se l'indisponibilità del Faraone dai piedi di cristallo ha almeno dato un'improvvisa accelerata all'operazione Destro: Galliani è tornato immediatamente alla carica con la Roma ed ha ottenuto in serata il prestito oneroso con diritto di riscatto dell'attaccante, che domani sarà a Milano per le visite mediche di rito e dal weekend sarà a disposizione di Inzaghi. Per ora senza la necessità di far uscire altri attaccanti, sempre in virtù dei guai di El Shaarawy.

Questa sera, per motivi diversi, imposti dalla società, è fuori dall'elenco dei convocati anche Mexes, protagonista della sceneggiata con Mauri: oggi sarà squalificato (3 o 5 i turni previsti), proporzionata all'assenza la multa del club, evitato un altro incontro ravvicinato con Mauri. Sarebbe stato prezioso per il tecnico costretto a utilizzare l'usurato Alex a rischio infortunio ma Galliani ha imposto il diktat societario: il Milan non può barattare il tornaconto di una sera con il buon nome del casato.

Forse gran parte dell'attuale rosa dovrebbe prendere esempio dal giapponese Honda, protagonista a fari spenti, di una dimostrazione plastica del senso di appartenza spesso propagandato a sproposito. Ha saltato le vacanze di Natale per prepararsi alla coppa d'Asia con la sua nazionale, ha giocato, bene, 4 partite in 11 giorni, è sbarcato domenica mattina alle 7 a Malpensa, si è presentato a Milanello due ore dopo, ha insistito per restare anche lui in ritiro pur se non coinvolto nella figuraccia dell'Olimpico e stasera è pronto per sedersi in panchina e dare il cambio a Cerci che ha ancora il serbatoio mezzo vuoto.

Di sicuro andrebbero ascoltate con qualche interesse le parole pronunciate ieri da Menez, l'unica intervista concessa ai media, per comprendere da vicino i tormenti e i guai del Milan. Ha sostenuto il francese senza fare sconti a nessuno: «Io mi sento forte, son contento per i gol segnati ma non mi diverto se poi perdiamo. Alla squadra manca la gioia, sembriamo troppo gentili, i veri campioni hanno cattiveria. In coppa Italia non possiamo sbagliare, dobbiamo rialzare la testa». In poche righe sono contenute un paio di scudisciate ai colleghi. Così malconcio, con mezza difesa fuori e la prospettiva di perdere anche l'ultimo tram che renderebbe meno triste il viaggio fino a maggio, il Milan e Inzaghi vanno incontro al rispettivo destino in un silenzio assordante. Non possono contare nemmeno sull'appoggio del pubblico, depresso e demotivato: prevendita fiacca. Squadra e tecnico sono rianimati da qualche rientro (Rami in difesa, De Jong a centrocampo, Pazzini in attacco) e dalla speranza di guadagnare un'orgogliosa rivincita. Il rivale è lo stesso che qualche giorno fa, partendo dallo 0 a 1 di Menez dopo 4 minuti, li raggiunse e superò dando una lezione di calcio.

«Attenti a non sottovalutare la prova» è l'ammonimento di Pioli: in passato il Milan fu la sua bestia nera, in una sola sera potrebbe trasformarsi nella sua vittima preferita.

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