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Dalle lacrime alla rabbia un altro triste addio di Buffon

Le dure parole sull'arbitro macchiano l'ultima in Europa del portiere. Ma non l'impresa della Juventus

Dalle lacrime alla rabbia un altro triste addio di Buffon

nostro inviato a Madrid

Dalla testata al fuori di testa. È destino che quando si incrocino Zinedine Zidane e Gianluigi Buffon, il finale sia sempre drammatico. Dall'espulsione mondiale di Zizou a Berlino al rosso Champions di Super Gigi a Madrid. Diverso il peso specifico sportivo, capovolti i rispettivi sentimenti, resta il finale sbagliato. In campo per il campione del mondo francese, fuori per il capitano della nazionale italiana e della Juventus.

Da questo si deve partire. Al netto della frustrazione di aver visto sgretolarsi un'impresa costruita con novantadue minuti e venti secondi eroici, per una decisione destinata a far discutere, ma che non è scandalosa. La reazione in campo è umana, la protesta scomposta nei modi: accettata in Italia, difficilmente in Europa. E si porta con sé forse una occasione persa: quella di parare il rigore a CR7, di trasformare magari gli applausi del Bernabeu in standing ovation a fine partita. Però il rosso resta eccessivo. Come lo sono le parole a caldo e ancora di più quelle a notte fonda, quando Buffon ha comunque insistito in un refrain che lascia storditi, che si fa fatica ad ascoltare soprattutto dal capitano della Nazionale. «L'errore lo passo - l'arringa del portiere -. Non dico che non sei degno, ma non meriti di essere chiamato uomo perché è un cinismo da killer, da animale, di chi al posto del cuore ha un bidone dell'immondizia». Lo scoramento non si placa, l'ultimo carico è da novanta: «In quel momento potevo dirgli qualsiasi cosa. Stai commettendo un crimine contro l'umanità sportiva quindi due paroline te le devi prendere».

È evidente che ha pesato il fatto di chiudere male anche con la Champions, dopo averlo fatto con l'Italia a Milano contro la Svezia. Allora furono lacrime, stavolta è solo rabbia: «Non è un problema per me finirla così. Anzi c'è grandissimo orgoglio, dignità e felicità per una partita che solo la Juve poteva fare». E l'annuncio dell'addio è commosso: «Il dispiacere più grande di smettere di giocare è di lasciare questi ragazzi. Spero di aver trasmesso qualcosa e che ne facciano tesoro». Restano gli applausi del Bernabeu, l'abbraccio consolatorio di Cristiano Ronaldo, il record di 50 partite in Champions senza subire reti. L'ha difeso Chiellini, autore anche di quel brutto gesto ai giocatori del Madrid come a dire avete pagato: «Sono momenti di rabbia, chi ha giocato sa. Siamo stati bravi a non degenerare, è un attimo, mettere le mani addosso. Gigi? L'espulsione è una follia. Già vederlo protestare così ti deve far pensare che hai sbagliato». Ma per Buffon ci sono anche le parole di Del Piero: «Quando ha parlato dell'arbitro ho fatto fatica a comprenderlo. Credo che fondamentalmente dirà delle cose diverse da quelle che ha detto, tra qualche giorno».

Allegri sceglie la comprensione: «Ha avuto una reazione da umano e andava capito». E l'allenatore non ha fatto solo un capolavoro in campo, ma anche dopo riuscendo a mantenere un equilibrio incredibile, in situazioni simili altri colleghi illustri hanno sbracato. Lui ha pacatamente ricordato «il rigore di Cuadrado all'andata e che se c'era uno da espellere era Benatia». Allegri ha confermato di essere tra i migliori in Europa anche solo per la capacità di gestire i momenti, lasciando in sospeso ogni discorso sul suo futuro che può essere lontano dalla Juve. Nella partita quasi perfetta non ha convinto solo la scelta di non fare un cambio dopo il tre a zero, di aver voluto aspettare i supplementari, nonostante l'inerzia della partita fosse dalla parte della Juve. Però in mezzo a tante parole resta l'impresa e Allegri lo ricorda: «Se c'è un sentimento che prevale, questo è l'orgoglio.

I ragazzi son stati meravigliosi e commoventi: da qui si riparte».

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