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Una Dea stile Champions. E per il Brescia è un problema Grosso

Nella sua gestione tre ko di fila, dieci gol presi e zero realizzati. «Davanti a noi delle montagne»

Una Dea stile Champions. E per il Brescia è un problema Grosso

Non ci sono i tifosi dell'Atalanta ma, purtroppo per il Brescia, l'Atalanta c'è, ottima e abbondante. La curva verso cui Carlo Mazzone corse urlando nel famoso derby del 30 settembre 2001 è desolatamente deserta per protesta contro la vita dura dell'ultrà, ma ci pensano i Gasperson Boys a riempirla se non di gente, almeno di entusiasmo. Non essendoci la controparte, gli ultrà del Brescia se la regolano internamente: il gruppo Curva Nord vuole esporre uno striscione di solidarietà con gli atalantini (sulla vicenda Daspo) mentre quelli Brescia 1911 sono contrari. C'è un chiarimento tra i due gruppi davanti allo stadio ma tutto si risolve senza danni. Questi vengono tutti dall'Atalanta.

Il divario è enorme. Il derby, che torna dopo tredici anni, non è più tra due squadre la cui massima aspirazione è un'onorevole e comoda salvezza, ora l'Atalanta è di un'altra categoria, pratica il total voetbal di Gianpiero Gasperson Gasperini e nel primo tempo annichilisce gli avversari segnando un solo gol con Pasilic e fallendone cinque.

È una strana partita, senza stereo, il tifo è solo da una parte. È una partita con una sola squadra in campo, a parte un passaggio a vuoto nella fase iniziale del secondo tempo. Stanchezza, spleen e supponenza si impossessano dell'Atalanta ma è Mario Balotelli a graziarla: invece di mirare, ne ha facoltà, tira una sleppa e spacca la traversa. Eh sì, c'è pure lui, l'ex SuperMario recuperato da Grosso dopo l'esclusione. Rischia l'ammonizione dopo pochi minuti per una plateale protesta, fa muso contro muso con Palomino, scaglia due tiri in porta, della traversa s'è detto, l'altro lo artiglia Gollini. Poco. La traversa, oltretutto, sveglia dal torpore l'Atalanta.

Gasperini è una furia. Prendere gol con la gara completamente in controllo, con tutta quella sfilza di occasioni per la goleada, sarebbe beffardo. Il calcio lo è, ma non in questo caso. Pasalic dopo aver segnato e colpito un palo di testa, chiude i conti con un colpo di tacco che se l'avesse segnato uno del cerchio magico staremmo qui per giorni a parlarne. Malinovskyi, subentrato a Muriel coglie un altro palo e, nel recupero, con il Brescia tutto all'assalto, dopo aver subito il controllo palla dell'Atalanta (70 a 30), un errore di Martella consente a Ilicic di involarsi verso il terzo gol.

Gasperini torna a vincere in Italia dopo un mese, mentre le cifre dell'eroe 2006 Fabio Grosso sono desolanti: 10 gol subiti e zero realizzati in tre sconfitte. Il popolo ama (e chiama) l'enfant du pays Corini, ma Cellino conferma il nuovo allenatore anche perché sarebbe assurdo metterlo in discussione ora che arrivano le squadre abbordabili, Spal e Lecce. Torino, Roma e Atalanta, a diversi livelli, sono un'altra cosa. Il derby Bre-Be è come la nostalgia.

Non è più quello di un tempo.

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