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Derby, ribaltone e veleno. Dalla continuità Lazio alla metamorfosi Roma

Da 8 stagioni i biancocelesti non si presentavano alla sfida avanti di 7 punti: progetti agli opposti

Derby, ribaltone e veleno. Dalla continuità Lazio alla metamorfosi Roma

La capitale ribaltata. Roma e Lazio arrivano al derby di oggi (fischio di inizio alle 18) in condizioni opposte. La Lazio ha vinto tutte e undici le ultime partite giocate in Serie A, stabilendo un record storico (il club biancoceleste non era mai andato oltre le nove vittorie di fila) e salendo fino al terzo posto in classifica (potenzialmente secondo, visto che va recuperata la partita con il Verona). La Roma ha aperto il 2020 perdendo tre partite su quattro (compresa la Coppa Italia) e trovandosi a -7 dai cugini.

Era da otto anni (marzo 2012) che la Lazio non si presentava al derby con almeno sette punti di vantaggio sui rivali. In quell'occasione in biancocelesti vinsero 2-1 e terminarono il campionato quarti, con la Roma che finì settima. Dal campionato 2012-13 sono sempre stati i giallorossi a dettare i ritmi, arrivando sempre davanti ai laziali (nel 2014 il distacco finale fu addirittura di 29 punti) che però hanno vinto più trofei (4-0). Per questo, benché la classifica abbia sempre dato ragione alla Roma in città si respirava un certo equilibrio.

Quest'anno no, quest'anno tutto sembra dire Lazio: i biancocelesti, oltre a trovarsi davanti in classifica, hanno anche vinto la Supercoppa Italiana contro la Juventus a dicembre, e al momento il predominio cittadino è tutto dalla loro parte. Merito di una filosofia societaria che ha puntato sulla continuità: Inzaghi a fine stagione diventerà l'allenatore con più panchine della storia laziale, Radu il giocatore con più presenze, mentre Immobile punta a scavalcare due leggende come Chinaglia e Signori nella classifica dei migliori marcatori di sempre.

In casa Roma invece, oltre all'allontanamento di Totti e De Rossi, negli ultimi mesi sono cambiati allenatore e direttore sportivo, oltre alla società che sta passando di mano. Continuità contro continua metamorfosi. Non solo, perché mentre la Lazio si affida al made in Italy (proprietà, allenatore e bomber), la Roma è ormai interamente in mano agli stranieri: società americana, tecnico portoghese, bomber bosniaco. Ecco che i giallorossi hanno perso l'identità, e arrivano al derby anche privi di Zaniolo, che non a caso i tifosi paragonano in continuazione a Totti: questo non solo per le sue qualità tecniche, ma anche perché i romanisti hanno assoluto bisogno di individuare un nuovo leader, un nuovo punto di riferimento, una nuova bandiera.

Anche per questo Zaniolo viene bersagliato continuamente dai laziali (nella notte fra venerdì e sabato è stato esposto davanti ai cancelli di Trigoria uno squallido striscione sul quale veniva apostrofato come zoppo de Roma). Il derby può servire anche per riequilibrare le gerarchie cittadine. Sta di fatto però che al momento la Lazio appare superiore, come non lo era da anni.

E la capitale appare improvvisamente ribaltata.

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