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Il Diavolo brucia a un passo dall'inferno. E Gattuso ora è solo

Il verdetto Champions deciderà il futuro del club ma Leo e Maldini hanno già scritto quello di Rino

Il Diavolo brucia a un passo dall'inferno. E Gattuso ora è solo

Il problema del Milan è complesso perché riguarda al tempo stesso il presente e il futuro. La crisi di risultati delle ultime settimane ha fatto precipitare i rossoneri da un quarto posto che sembrava solido fino ai limiti della zona Europa, rischiando concretamente di compromettere non solo questa stagione ma anche i programmi per le prossime. E non è affatto un problema da poco. Già perché ottenere la Champions non sarebbe soltanto un motivo di prestigio ma cambierebbe radicalmente ogni cosa, soprattutto in termini di programmazione. E se si parla di programmi non si può prescindere dalla questione della guida tecnica con Gattuso che al momento sembra essere un dead man walking, un allenatore che deve solo finire la stagione, prima che inizi un nuovo corso senza di lui.

Dopo il faccia a faccia negli spogliatoi dello stadio di Torino a seguito della sconfitta con il Toro, Gattuso è stato convocato in sede anche ieri. Un confronto con il presidente Scaroni, l'ad Gazidis e il duo Leonardo-Maldini. Da quel che filtra l'incontro, durato meno di un'ora, è stato cordiale e sereno così come filtra che la fiducia nei confronti dell'allenatore resta e non è mai venuta meno. Ma la realtà sembra diversa. Gattuso arriverà a fine stagione perché non ci sono alternative. Nessun traghettatore è disposto a prendere in mano una squadra in difficoltà a sole quattro giornate dalla fine del campionato e soluzioni interne non sono praticabili. Il fatto che la fiducia nel tecnico sia venuta meno è palesato dall'atteggiamento della stessa dirigenza. Dopo la sconfitta con il Torino, Leonardo e Maldini si sono precipitati nello spogliatoio e hanno lasciato lo stadio solo poco prima di mezzanotte ma nessuno dei due ha scelto di metterci la faccia. Né per commentare la sconfitta né per recriminare, peraltro con una certa dose di ragione, sul rigore che in buona parte ha deciso la partita, tantomeno per prendere la difesa dell'allenatore che, come suo solito, si è assunto tutte le responsabilità della sconfitta e del periodo negativo. Stesso silenzio ascoltato anche ieri. La sensazione è che si voglia arrivare a fine campionato nel miglior modo possibile e senza scossoni, poi si prenderanno le decisioni. Ma sta di fatto che Gattuso è stato lasciato solo e con il cerino in mano. Eppure il suo Milan, di fatto, è ancora in corsa per un posto in Champions. Anche per questo nessuno vuole fare troppo caos e anzi, l'intento è quello di compattare il gruppo.

Le ultime quattro gare saranno decisive anche se il Milan non è più padrone del proprio destino e ora deve inseguire. E la squadra vista nell'ultimo periodo non sembra avere la forza per poterlo fare. Dunque, programmare diventa difficile. La Champions permetterebbe ricavi importanti e un piano di investimenti adeguato, seppur nei limiti del fair play finanziario con la società sempre nel mirino dell'Uefa. Se fallisse la Champions, lo scenario sarebbe paradossale. Con la qualificazione in Europa League infatti il Milan avrebbe molti meno ricavi e sarebbe comunque sotto la lente di ingrandimento dell'Uefa. Quasi assurdo ma forse meglio sarebbe allora un Milan senza competizioni europee, con la possibilità quindi di rifondare completamente la squadra, concentrarsi soltanto sul campionato e avviare un progetto differente con un altro allenatore, questa volta scelto direttamente dalla nuova proprietà e appoggiato in tutto e per tutto, magari anche nei momenti di difficoltà.

Di certo, per il Milan, queste ultime quattro gare rappresentano un bivio decisivo.

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