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Diavolo di un Cutrone Per battere la Lazio il Milan si dà una mano

Il baby sblocca di gomito e porta i rossoneri di nuovo in alto. Ora Ringhio sogna l'Europa

Diavolo di un Cutrone Per battere la Lazio il Milan si dà una mano

Milano Dove cominciò la clamorosa caduta del Milan di Montella, spianato all'Olimpico dalla sorprendente Lazio, è ripresa adesso la rimonta del Milan di Gattuso verso una classifica promettente. In un colpo solo ha scalato molte posizioni arrivando dietro il gruppetto di testa. Il terzo successo consecutivo (assente da un tot) su una rivale considerata un tempo diretta concorrente può essere considerato il sigillo a un riscatto rossonero che ha avuto bisogno di questa prova del nove per diventare più consistente dei precedenti passaggi, successi su Crotone e Cagliari che non sono certo irresistibili esami. Per centrare il bersaglio, c'è stato bisogno del miglior Milan della stagione, capace nel primo tempo di passare davanti alla Lazio con una capocciata e mezza e nella seconda frazione di custodire, con piglio da provinciale in qualche snodo, il prezioso vantaggio. Non è un caso che nell'occasione siano fioriti alcuni talenti molto discussi e provenienti dal famoso chiacchierato mercato realizzato da Mirabelli.

Tra questi, in particolare, ha cominciato a brillare la stella di Calhanoglu, il turco di Germania che ha patrocinato le migliori giocate rossonere e diventato un punto di riferimento nel tenere palla e nel far ripartire l'azione più avanti. Una sua stoccata ha scaldato i pugni di Strakosha, una sua punizione, deviata nel mischione dal gomito di Cutrone, ha procurato il primo sigillo della serata. Sull'argomento, oggetto di polemiche di una domenica scandita da numerosi sfondoni televisivi, è bene assolvere subito Irrati, l'arbitro: impossibile distinguere il tocco nella selva dell'area di rigore. Piuttosto l'errore è da attribuire all'arbitro var Rocchi che non si è accorto della deviazione col gomito, segnalata a partita in corso da alcune immagini della regia. Raggiunto nel giro di alcuni minuti (Antonelli distratto sull'incursione di Marusic), il Milan ha rischiato anche di finire sotto (traversa di Luis Alberto dal limite), prima di ritrovare, sulla sirena, con la capocciata di Bonaventura (su cross di Calabria, tra i migliori dei suoi), la strada maestra. Troppo ferma e fragile la difesa laziale, Bastos e De Vrij al di sotto del loro standard.

A spiegare l'evidente progresso del Milan non possono e non devono bastare le perfomances di alcuni esponenti e la crescita vistosa di Bonaventura o la condizione fisica che ora è diventata una qualità invece che un limite umiliante. L'esito di alcuni duelli ha di sicuro pesato sull'equilibrio della sfida, a cominciare da quello più atteso tra i due carri armati rispettivi, Kessiè da una parte e Milinkovic Savic dall'altra.

A un certo punto, nella ripresa quindi, Simone Inzaghi che è uno sveglio, ha dirottato il suo pezzo pregiato dall'altra parte rispetto all'ivoriano e in quella corsia è riuscito a liberarsi un bel numero di volte per battere a rete. Non ha fatto centro per un errore di mira e qualche intervento opportuno di Donnarumma o di Romagnoli quasi sulla linea. La Lazio non è stata a guardare, intendiamoci. Quando ha intuito la mala parata, Inzaghi non ha avuto scrupoli nel modificare l'assetto tattico chiamando a raccolta prima Felipe Anderson e poi Nani al fine di rendere più efficaci gli assalti al fortino milanista difeso con scrupolo dal quartetto italiano di sentinelle e più tardi anche da Abate. Solo Biglia, proprio lui, l'ex, non ha ancora oltrepassato la linea gialla di un soddisfacente rendimento perdendo qualche duello di troppo e sottoponendo i suoi a rischi mortali. In quella zona si sono avvertiti i tormenti del Milan. Per fortuna di Gattuso, a pochi rintocchi dall'epilogo, Lulic ha sprecato la migliore delle occasioni per chiudere sul 2 a 2 la sfida che è diventata anche un mezzo favore all'Inter. Mercoledì sera c'è la rivincita, in coppa Italia.

Ma questo è anche un altro Milan.

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