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Difesa azzurra sempre svagata I Pumas l'azzannano

Roma A guardar bene il copione è lo stesso. Errori in difesa, palloni persi, qualcuno anche generosamente regalato agli avversari. E così finisce male all'Olimpico, passa l'Argentina 19 a 14 al termine di ottanta minuti che ripetono i canoni delle due partite contro Australia e Fiji. Già perché anche dopo la sfida ai Pumas, l'impressione è di trovarsi davanti a un cantiere aperto.
La difesa che Jacques Brunel (nella foto) vuole più aggressiva ha bisogno di adattarsi al modello italiano. Solo una meta al passivo contro i sudamericani, se volete anche questo è un passo in avanti. Imhoff punisce gli azzurri che ritardano a coprire il lato esterno. È il sorpasso dei Pumas dopo le due punizioni spedite da Tommaso Allan al centro dei pali.
Il mediano d'apertura azzurro cade nella trappola di Sanchez e Leguizamon: non riesce a dare qualità al gioco azzurro. In più sbaglia almeno tre piazzati che avrebbero tramortito qualunque avversario. L'Argentina sfrutta invece i nostri punti deboli. Gioca una partita conservativa, costruita su una solida conquista e sulla capacità di anestetizzare qualunque costruzione azzurra. Ci illudiamo nella ripresa quando Campagnaro si fionda a toccare in area di meta un pallone calciato in diagonale da Allan.
Rimettiamo il naso avanti ma è roba di poco perché Sanchez alla fine la differenza la fa con il piede: prima un piazzato, poi il drop che chiude i conti. Brunel negli spogliatoi è realista ma il muso resta lungo: «Oggi abbiamo dimostrato di poter giocare alla pari con gli argentini – dice il commissario tecnico – La difesa ancora non va, perdiamo palloni importanti. Segno che dobbiamo lavorare per trovare ancora un punto di equilibrio. Speriamo di riuscirci per l'inizio del Sei Nazioni».


Prossima fermata il primo febbraio a Cardiff, contro il Galles che sabato scorso al Millennum ne ha segnati ben 40 a questa Argentina.

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