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La doccia cinese e il realismo degli americani

La doccia cinese e il realismo degli americani

Prima la società, poi la squadra. Nel calcio di oggi, più di ieri, è la prima pietra su cui costruire i successi (eventuali) di domani. Elliott e il nuovo cda del Milan a stelle e strisce hanno fatto loro il primo comandamento scritto sulle tavole, consapevoli dei vincoli esistenti (con l'Uefa dopo il ribaltone al Tas) e delle gigantesche aspettative coltivate dal popolo dei tifosi, reduci da una doccia cinese. Pensavano d'aver trovato il loro nuovo Berlusconi, avevano portato in trionfo Fassone e Mirabelli per il mercato da 230 milioni e hanno capito in clamoroso ritardo che si è trattato di un sogno di mezza estate finito in un incubo prima dell'avvento del fondo americano.

Ora che è il tempo degli annunci e dei buoni propositi, Elliott non ha suonato la grancassa. È il primo segnale di una ricostruzione paziente e virtuosa dei conti, dei costumi e anche delle tradizioni del vecchio Milan che negli ultimi 15 mesi era diventato anche una dependance interista (Fassone, Mirabelli, Romeo: tutti passati da Appiano Gentile). «Dobbiamo ricostruire dalle fondamenta il club che era un castello di carta», la frase più in voga tra i manager del fondo. Perciò l'identità del nuovo ad, carica affidata temporaneamente al presidente Scaroni, diventerà un passaggio decisivo per dare impulso ai prossimi lavori di ristrutturazione aziendale. È molto probabile, che dopo il tandem indicato da Yonghong Li, avvenga un ricambio anche nei quadri dirigenti intermedi del club che erano stati scelti da Fassone eliminando, una alla volta, tutte le figure che avevano lavorato per molti anni durante l'irripetibile trentennio berlusconiano. La società può aspettare qualche tempo prima di vedere i frutti, la squadra no. Perché il mercato chiude tra meno di un mese, e il giorno dopo (il 18 agosto) riparte subito il campionato, e perché Gattuso, che ieri ha incontrato e chiesto garanzie al presidente Scaroni, ha bisogno di conoscere i piani del nuovo proprietario.

È vero: bisognerà fare i conti con i paletti dell'Uefa, richiamati puntualmente dal comunicato d'insediamento del nuovo cda. Perciò è inutile coltivare illusioni tipo Benzema pista proprio ieri smentita dal suo agente. Piuttosto capiremo l'appeal di Paul Singer quando si tratterà di decidere se lasciar partire Leo Bonucci oppure no, trattenendolo nel rispetto del vincolo sottoscritto solo dodici mesi prima. Meglio non attendere fuochi d'artificio, semmai sperare in un mirato piano di cessioni e di acquisti con saldo finale zero per dimostrare all'Uefa che la lezione è servita, per rimettere in sesto il bilancio e per offrire al team pochi ritocchi di cui ha bisogno per partire a fari spenti ma avendo come obiettivo dichiarato il raggiungimento di una piazza Champions. Toccherà a Leonardo, catapultato dal Brasile a Milano, improvvisare la strategia tecnica del nuovo Milan. Non è un compito semplice, bisogna riconoscerglielo in anticipo. Ultima annotazione sul cda: è stato allestito in 3 giorni.

Qualche casella sarà cambiata nel giro dei prossimi sei-otto mesi.

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