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Dominio Real Madrid e depressione Italia ma il calcio è Premier

Juve unica italiana nella top ten sulla ricchezza dei club europei. Nel 2001 le nostre erano cinque Dalle prime 10 esce per la prima volta il Milan ma c'è il Napoli nelle 20. Otto le squadre inglesi

Dominio Real Madrid e depressione Italia ma il calcio è Premier

Non sempre essere ricco, nel calcio, ti fa ricco sul campo. Ma poi c'è il Real Madrid che ti spiega come si fa. Stagione da 549,5 milioni di euro di incassi e la decima coppa dei Campioni per la bacheca. Incremento del sei per cento sull'annata precedente, record con più di 200 milioni incassati dal broadcasting: mai successo ad alcun club. Da dieci anni il Real occupa il primo posto nella classifica del rapporto «Football Money League» per l'analisi di Deloitte. Dalle stelle alle stalle: il calcio dei grandi numeri, ed anche delle grandi coppe, non è cosa per l'Italia. Ormai lo sappiamo. Ma giusto per toccare con mano, ecco i dati della “depressione” pallonara segnalata dal Rapporto: Juve unica squadra nella top ten, decimo posto, onore salvato d'un Fiuu! direbbe Allegri.

Milan al 12° posto: con Real e Manchester United era uno dei tre club mai usciti dalla top ten. E forse il problema non sta soltanto negli allenatori. «Manca uno stadio di proprietà» scrivono quelli di Deloitte. Sembra un po' riduttivo come problema. Napoli new entry al 16° posto e l'Inter, che farà venir mal di fegato a Thohir, sta un gradino più sotto con incassi leggermente peggiorati (mezzo milione) rispetto al 2012-2013. Sta peggio il Milan, il cui pollice verso parla di 14 milioni (249,7 contro 263,5), mentre la Juve ha pescato un minimo trend positivo (279,5 contro 272,4).

Il contrasto con le classifiche di dieci anni fa è stridente: Milan e Juve tallonavano le capoclassifica Real Madrid e Manchester United, l'Inter (9ª) era nella top ten, Roma e Lazio sedevano fra le prime venti. Tredici anni fa la serie A aveva cinque club nelle migliori dieci, oggi ne è rimasto uno solo. Incredibile ma vero: il calcio nostro è riuscito a far peggio del sistema Paese. Ancor oggi l'Italia si posiziona all'ottavo posto nella classifica mondiale delle potenze economiche. Poi, magari, sarà retrocessa nelle classifiche parziali, settore per settore. Per esempio, ha perso 7 posizioni in quella della competitività. Ma il pallone si è sgonfiato di più. Scelte discutibili, investimenti temerari, difficoltà gestionale e incapacità di rinnovarlo, tifosi che hanno meno soldi da spendere, ritardi nel rinnovo degli stadi: tutto questo ha distrutto una delle nostre miniere d'oro. Merchandising e la voce sponsor continuano ad essere trainanti per il benessere calcistico, ma la voce vendita biglietti piange sugli amari dati: in media incide appena per il 20% sul fatturato dei primi venti club europei, contro il 33% registrato dieci anni fa. Ovvero: non è solo questione di stadi di proprietà.

Guardando il mappamondo l'unico sorriso (amaro?) vien dalla dislocazione del potere economico: nonostante tutto, l'Italia resta il Paese con più squadre (4) fra le prime venti, seconda solo all'Inghilterra (8). Gli inglesi sono potenza calcistica e strapotenza economica, 5 squadre fra le prime dieci: Manchester United (2°), Manchester City (6°), Chelsea (7°), Arsenal (8°), Liverpool (9°). Nelle top 20 entrano Everton e Newcastle per la prima volta. La Spagna non molla con il Real e retrocede con il Barcellona (4°, era 2° l'anno passato), i francesi hanno solo il Paris Saint Germanin (5°) reso forte dai dollari dello sceicco più che dai risultati e dal mercato economico. Tanto per un'idea: le prime cinque della classifica sommano introiti per circa due miliardi e mezzo di euro (Manchester United 518 milioni, 30 in meno del Real). Le quattro italiane sommano 858 milioni di euro: meno di Real e Manchester United insieme, ma nemmeno la somma fra Barcellona (484,6) e Psg (474,21).

E sarà vita dura: l'Atletico Madrid sta scalando posizioni (superate Napoli e Inter), il Galatasaray appena dietro l'Inter. Gli inglesi sono da en plein: i 20 club della Premier tutti nel gruppo dei 40 «maggiori percettori del calcio europeo».

Meglio che l'Italia si inventi un modo per far soldi.

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