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Doping free, Magnini e l'indagine

Pippo, in 17 anni di nuoto ad alto livello, di controlli ne aveva fatti a centinaia. Anche quest'ultimo, come i precedenti, è risultato negativo. Solo che non si è trattato di un test antidoping, ma di un'inchiesta della Procura di Pesaro.

Negativo. Non è indagato ed è estraneo ai fatti. Filippo Magnini è però nei guai con l'immagine. Perché è stato tirato in ballo dai pm marchigiani, a chiusura delle indagini a carico di un dottore, Guido Porcellini, e un dirigente di rugby, Antonio Maria De Grandis, finiti sotto inchiesta a vario titolo per commercio di prodotti dopanti. Non proprio una cosina. E non una cosina che Porcellini fosse il medico nutrizionista di Magnini e che avesse già avuto una condanna per cocaina. Fatto che avrebbe raccomandato all'atleta, tanto più testimonial da anni di I'm doping free, di starci lontano come dalla peste. In un passaggio dell'avviso di chiusura dell'indagine, il due volte campione del mondo dei 100 stile viene infatti tirato in ballo perché nello studio di Porcellini sono stati sequestrati dei flaconi di pralmorelina, una sostanza proibita, «procurata - si legge nell'avviso dei pm - per l'atleta Magnini» che si stava preparando per Rio 2016. Le sostanze sono però state ritirate da persona non identificata e l'atleta, persino intercettato e pedinato, ma senza - hanno precisato poi i Nas - né ricevere né utilizzare la sostanza. E per questo non è indagato. Tant'è vero che il gip ha concluso che «le ricostruzioni dell'accusa sono significativamente messe in dubbio dai risultati affidati ai tossicologi...».

Per questo, ieri all'Ansa, Magnini ha dichiarato «sono sereno: anzi, contento. Il gip conferma pienamente la mia trasparenza...». Tutto vero, però se sei testimonial di doping free...

via, stai lontano anni luce da gente così. BCLuc

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