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Dotto, il bello del nuoto ora capitano dei giovani: "Rivedo me otto anni fa"

Ha dovuto convivere con l'ombra di Magnini di cui ha raccolto il testimone: "Non è un peso"

Dotto, il bello del nuoto ora capitano dei giovani: "Rivedo me otto anni fa"

Da sempre, Luca Dotto è il bello del nuoto. Alto, biondo, occhi azzurri, fisico statuario di uno e novanta per ottanta chili. Insomma, un modello prestato alle piscine. Dietro quel viso pulito, però c'è molto di più di quanto appaia. C'è un ragazzo d'oro che ha iniziato a vincere presto, salvo poi scoprire come restare ai vertici in uno sport massacrante come il nuoto sia tutt'altro che scontato. Gli alti e bassi sportivi, come quelli sentimentali dopo una pausa di riflessione è risbocciato l'amore con la bella spadista Rossella Fiamingo -, non sono mancati. Non è più quel ragazzino alle prime armi di Shanghai che vinse la medaglia più inaspettata e importante della carriera. Luca, oramai è già maturo. Si è fatto uomo.

A differenza di altri sportivi, ha anche un pregio: è una persona intelligente, piacevole da ascoltare e disponibile. Non ha problemi a raccontarsi e a raccontare la sua vita dentro e fuori quel rettangolo di cloro chiamato piscina. Un luogo che col tempo può risultare noioso, monotono: stessa routine, stessa metodologia di allenamento. E allora, in quei pochi momenti di svago, ci sta che il nuotatore Dotto si trasformi in sexy Luca, arrivando a sfilare in passerella come un modello di professione. «Ma sono e resto un nuotatore», ripete chiaro e tondo. Uno sportivo che ha dovuto (con)vivere con la pesante ombra di Filippo Magnini, senza riuscire a scalzare dal trono il Re Magno. Dopo l'Olimpiade stregata di Londra, infatti, il padovano di Camposampiero non riesce nel salto di qualità che tutti si aspettano. Il muro dei 48? Non sarà mai lui a batterlo, si diceva. Finché nel 2016, agli Assoluti, proprio Luca diventa il primo e unico atleta in Italia a scendere sotto i 48 (4796). E sulla scia di quel tempo è arrivato, curiosamente proprio nella fatale Londra, l'oro europeo nei 100 sl. Un oro da difendere, in Scozia, con le unghie e con i denti. «Arrivo come favorito, come l'uomo da battere e questa cosa mi è nuova», si confessa Dotto in esclusiva a Il Giornale. Adesso che capitan Magnini si è ritirato, è lui il leader del gruppo di velocisti, quello su cui tutti i giovani fanno affidamento, quello a cui chiedere i consigli. «Non è un peso, anzi. Questo ruolo mi è subito piaciuto, ormai ho abbastanza esperienza. Nei vari Miressi, Vendrame, Zazzeri vedo me stesso otto anni fa. E sono ben conscio di quelle che sono state le mie conquiste e quelli che sono stati i passi falsi. Cerco sempre di tenere a mente a questi ragazzi che ogni giorno dobbiamo essere professionisti, dobbiamo divertirci, ma bisogna sempre lavorare al massimo, al 100%. Ogni lasciata è persa».

Dopo anni e anni di bracciate e virate alla corte di Claudio Rossetto, mentore suo e di Magnini, se c'è una cosa che manca alla collezione di trofei è la gemma olimpica. «Non lo nascondiamo: puntiamo alla medaglia a Tokyo. Ho vinto una medaglia dappertutto, tra mondiali ed europei, vasca lunga o corta. Mi manca quella olimpica». In Giappone arriverà a 30 anni, ma l'età non lo spaventa. Anche perché, dice, «ormai l'età agonistica dei nuotatori si sta allungando. I 30 anni sono soltanto un numero. Basti vedere l'ultima Olimpiade dove i 50 sl sono stati vinti da Ervin a 35 anni». Non è tipo scaramantico Dotto, ma sarebbe disposto a tutto pur di mettere al collo quella dannata medaglia. «Per un bronzo in staffetta a Tokyo sarei pronto a dare via tutto quello che ho vinto finora».

Prendere e lasciare.

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