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Le due tifose arabe: "È un sogno che si realizza"

La juventina: «Una svolta». La milanista: «Una rivoluzione positiva. Il nostro principe è illuminato»

Le due tifose arabe: "È un sogno che si realizza"

«Io credo che il concetto di medioevo sia nella testa delle persone più che nei fatti concreti. Sono una ragazza di 26, ho una laurea in psicologia, ho seguito i mondiali in Russia dagli spalti di Volgograd e tifo Juventus. Non potrei però essere sostenitrice di una squadra del mio Paese. Qui il calcio è davvero poca roba, ci consoliamo con quello che trasmette il satellite». Kawthar Abou Asker ha le idee molto chiare e assieme alle sue amiche assisterà a Gedda alla sfida di Supercoppa italiana. È un sogno che si realizza: quello di vedere dal vivo i giocatori che fino a oggi si sono materializzati soltanto sullo schermo televisivo. Kawthar (in arabo «fiume del paradiso») è un ex calciatrice, ha fondato nel 2012 il Jeddah United. «Sono stata allenatore, presidente e capitano - ci tiene a sottolineare - l'idea mi è venuta in mente dopo aver visto una partita di Alex Del Piero. Per me lui è più forte di Ronaldo. Il club è composto quasi esclusivamente da amiche che fanno il tifo per la Juve. Ce ne sono un paio che ammirano il Manchester City e il Real Madrid, ma domani tutte assieme tiferemo per i bianconeri».

Le restrizioni imposte dall'islam di ispirazione wahabista non sembrano affatto spaventarla. «Apparteniamo a una nuova generazione, internet e i social ci hanno spalancato il mondo - racconta - è vero, fino a oggi l'ingresso allo stadio era consentito alle donne accompagnate, ma l'evento è mondiale e possiamo considerarci alla svolta. Un settore sarà tutto per noi. Ci troveremo a fianco delle tifose del Milan. Sarà una grande festa».

Una festa che ha il sapore di legittimazione, sperando naturalmente che non sia precaria. «Se il calcio delle stelle mondiali continuerà ad arrivare da queste parti allora sarà una rivoluzione positiva», spiega Lina Almaeyna, bellezza da togliere il fiato, 29 anni, insegnante elementare con un debole per Pippo Inzaghi. Anche per lei la passione per il calcio è nata attraverso la tv e i gol dell'ex centravanti rossonero. Lina e Kawthar sono amiche, per un certo periodo hanno persino giocato assieme, «ma io ero una schiappa. Provavo a giocare in attacco, ma erano più le volte che cadevo a terra che i palloni che riuscivo a intercettare. Meglio vestire i panni del tifoso». Al King Abdullah Stadium ci sarà anche lei, insieme alle associate del «Ahmar Wa'asud» (le rossonere), fan della squadra milanista, in attesa di essere riconosciute ufficialmente dal club di via Aldo Rossi. A differenza di Kawthar, Lina (in arabo «tenera») difende a spada tratta l'atteggiamento della monarchia saudita. «Ho letto su internet quanto è stato scritto in Italia sul maltrattamento delle donne. Non volete giocare da noi? E allora perché andate in Cina o in America dove i diritti vengono calpestati con la pena di morte?».

Lina riconosce nel principe ereditario Bin Salman (finito nell'occhio del ciclone per l'assassinio del giornalista Khashoggi) «un monarca illuminato. Ha compreso quanto la modernità sia un fiume in piena che non si può arginare, così come il nostro entusiasmo. Vinceremo 2 a 0, con i gol di Higuain. Sarà la miglior vendetta possibile per l'argentino maltrattato dalla Juve. E poi volete mettere Gattuso? La sua grinta è contagiosa». Kawthar non ci sta e ribatte, «nessuno è come Allegri. Dico anch'io 2 a 0, uno Ronaldo, l'altro Chiellini. È un vero guerriero, ce ne fossero di giocatori come lui».

Comunque andrà a finire sembra emergere la vittoria del buonsenso, almeno per scacciar via l'oscurantismo imposto dalle autorità saudite. «Solo trent'anni fa si giocava sul cemento dipinto di verde - ricorda Lina oggi vantiamo impianti sportivi tecnologici». E Kawthar aggiunge: «Milan e Juve possono essere un valido sponsor per la nostra nazionale femminile.

Esiste dal 2008, ma è solo in fase embrionale».

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