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Dybala entra e sveglia la Signora

L'argentino cambia la partita nella ripresa: Chievo ko. Allegri fa il pieno per Barcellona

Dybala entra e sveglia la Signora

Torino - Il cielo grigio sopra la Torino di ieri si abbinava perfettamente con la Juventu vista per quasi un'ora all'Allianz Stadium. Era passata sì in vantaggio, la Signora: un autogol di Hetemaj appena dopo il quarto d'ora (nel tentativo di anticipare di testa Sturaro, su punizione di Pjanic) le aveva in effetti spianato la strada verso i tre punti, perché davvero non si intuiva come il Chievo potesse darle fastidio. Siccome però il calcio è sport strano, tutto sarebbe potuto ancora accadere e non sarebbe stata nemmeno la prima volta. Così, dopo avere probabilmente rischiato pure lui il sonnellino, Allegri decideva di mandare in campo Dybala dopo nemmeno dieci minuti della ripresa al posto di Douglas Costa. A quel punto, rimanendo il cielo grigio (con pioggia che sarebbe arrivata strada facendo), la partita trovava però il suo faro. Perché Dybala è una Joya a tutti gli effetti: un gioiello purissimo, un diamante nemmeno troppo grezzo, un qualcosa che in Italia non è arginabile. Di sicuro, non per le squadre di seconda fascia (con tutto il rispetto) come il Chievo.

Un paio di giocate di prima intenzione, l'intuizione giusta per servire Pjanic il cui successivo tocco di sinistro liberava Higuain per il 2-0 che in pratica chiudeva il match. Cinque minuti dell'argentino e partita chiusa, insomma. Non però il suo show personale: controlli al volo in un fazzoletto di campo, palla sempre incollata al piede, altre serpentine e tocchi di fino che trovavano infine la sublimazione con la rete del 3-0: cinque gol in tre partite, la maglia numero 10 che certo non gli pesa e che anzi pare averne vieppiù liberato l'estro.

Per la Juve, terza vittoria su altrettanti impegni di campionato e buon antipasto in vista del viaggio di martedì al Camp Nou contro il Barcellona. Dopo il 3-0 dell'esordio casalingo contro il Cagliari, ne è quindi arrivato un altro. Senza che però ci siano state altre notizie positive: gran parte del match è stato infatti giocato sotto ritmo, la difesa non ha ballato troppo perché in attacco il Chievo si è dimostrato davvero poca cosa e perché, a parte una punizione di Radovanovic su cui ha fatto buona guardia Szczesny, lo sciagurato Castro ha sbagliato sull'1-0 uno stop elementare che gli avrebbe permesso di calciare quasi a botta sicura. Mai pervenuti in cronaca né Pucciarelli e nemmeno Inglese, cosicché Benatia e Rugani hanno vissuto un pomeriggio di semi relax.

Allegri aveva scelto di vestire la sua Juve con un inedito 4-1-4-1, con Pjanic davanti alla difesa e Douglas Costa largo a destra a fare da contraltare a Mandzukic: sfumature tattiche a parte, in campo non c'era però la tensione giusta e anzi. Spaesato Douglas Costa, appesantito Higuain, faticatore Matuidi (come da curriculum), solo Pjanic provava ogni tanto a fare girare il motore bianconero come sarebbe stato logico attendersi. Troppo poco, appunto, in senso assoluto: più che sufficiente però per avere ragione dei veneti. Che poi crollavano quando Dybala si prendeva la scena: martedì probabilmente senza Mandzukic, uscito nel finale per un problema a un polpaccio e sostituito dall'esordiente Bentancur - servirà altro.

E pure nel prosieguo della stagione.

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