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E invece l'Italrugby gioca in difesa Limitare i danni con gli All Blacks

Nuova Zelanda con le riserve, ma dopo l'Irlanda deve vincere

Paolo Bugatto

Roma All'Olimpico verranno con il dente avvelenato. La sconfitta di Chicago contro l'Irlanda ha fatto la storia ma ha finito anche per far male agli All Blacks. Eppure i campioni del mondo non cambiano e contro gli azzurri mandano in campo una squadra che guarda soprattutto al domani: prime scelte a riposo e tanti giovani da mettere alla prova. Per gli azzurri cambia poco. Primo non prenderle ed evitare di lasciare l'Olimpico con un passivo pesante.

Contro la Nuova Zelanda è la prima volta di Conor O'Shea davanti al pubblico amico. È la partita perfetta per incominciare un percorso, un test contro i primi della classe per capire dove possiamo arrivare. I tre match estivi contro Argentina, Stati Uniti e Canada hanno detto qualcosa ma non possono bastare. Sono serviti al nuovo cittì per capire la profondità di un movimento che ha poche punte d'eccellenza e che non offre grande qualità. Sa bene O'Shea che il lavoro sarà lungo e che occorrerà guardare anche al campionato d'Eccellenza per trovare uomini in grado di crescere fino a toccare le rarefatte zone dell'alto livello.

Ecco allora la scelta di Bronzini in mediana a far coppia con Carlo Canna, la conferma di Mbandà e il ritorno di capitan Parisse a guidare una truppa azzurra che torna a porre l'accento sulla difesa. È forse una delle novità più interessanti di questa Nazionale che mette sotto contratto uno come Doc Venter, centro degli Springboks, campione del mondo nel 1995 per dare una sistemata alla fase difensiva. Contro gli All Blacks il placcaggio serve sempre e non è neanche detto che basti. Restano i migliori del mondo in un Paese dove tutti masticano rugby a pranzo, cena e colazione. All'Italia serve più che altro capire dal trittico dei test di novembre quali traguardi è lecito attendersi. È un'altra scommessa quella di O'Shea. Arriva dopo l'era di Jacques Brunel chiusa con un pessimo Sei Nazioni e senza i frutti sperati. Avrà O'Shea quello che è stato negato al suo predecessore? È la domanda che serve per capire dove l'Italia può arrivare.

Di certo il nuovo cittì ha cominciato il suo lavoro andando ad allargare la base di selezione. Sul suo taccuino sono piovuti nomi nuovi ed è facile pronosticare per la sua gestione una lista di esordienti ben più larga dei 43 nomi chiamati da Brunel.

Gli All Blacks più che una squadra oggi sono un sistema. E non deve trarre in inganno se nel quindici scelto per la sfida dell'Olimpico manca qualche prima firma. Indossare quella maglia significa far scattare un interruttore e trasformare anche l'esordiente nel più determinato dei veterani. La sconfitta di una settimana fa con l'Irlanda ha interrotto una striscia record di 18 vittorie consecutive. Un secondo passo falso non è all'ordine del giorno. Per gli azzurri sarebbe già molto tentare di reggere il confronto con i maestri per tutti gli ottanta minuti. All'Olimpico si profila il tutto esaurito.

Per vedere l'Haka e sperare con l'Italia.

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