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E O'Shea promette tanta fatica agli azzurri del rugby

L'irlandese pretende giocatori in forma: «Ne bastano quattro che non vanno e salta tutto»

E O'Shea promette tanta fatica agli azzurri del rugby

«L'obiettivo è vincere il Sei Nazioni». Cambia l'uomo in panchina, cambia la sua nazionalità - per la prima volta arriva un irlandese, dopo due neozelandesi, due francesi e un sudafricano - ma lo slogan di partenza è sempre quello: un programma che può apparire velleitario, se si guarda alle ultime prestazioni dell'Italia del rugby. Ma in fondo anche questo fa parte della weltanschauung di questo sport, dove la rassegnazione alla sconfitta non è prevista neanche di fronte al nemico più tosto. E, di conseguenza, non c'è divario che non possa essere colmato.

Il nuovo ct azzurro si chiama Connor O'Shea, e il primo merito che gli va riconosciuto è quello di provare sul serio a imparare l'italiano. Arriva sull'onda delle critiche - spesso facilone, a volte crudeli - che hanno fatto pagare al suo predecessore Jacques Brunel colpe non sue, nonostante avesse messo in campo una Nazionale in grado di combattere fino all'ultimo secondo con la Francia e ad armi pari con l'Inghilterra. Ma nell'epoca in cui ogni blogger si sente commissario tecnico, anche questo può accadere.

A differenza del suo predecessore, O' Shea affronta per la prima volta la guida di una squadra Nazionale, dopo essere stato coach dei London Irish e degli Harlequins. Sfida difficile, perché arriva in un momento in cui la dirigenza federale è sotto il tiro delle critiche e si prepara ad elezioni dall'esito incerto; ma ieri nella conferenza stampa di presentazione O' Shea ha mostrato - promesse di prammatica a parte, «voglio che questa sia la migliore Italia della storia» - idee chiare e scorza dura. Soprattutto quando manda a dire ai giocatori che non tutti quelli che fanno parte del giro della Nazionale attualmente hanno dimostrato le qualità atletiche necessarie, «e bastano quattro o cinque giocatori che non funzionano per condizionare tutta la squadra»; e quindi bisognerà lavorare più duramente; e che insieme al fisico bisognerà lavorare anche sulla testa, perché anche la qualità mentale alle volte latita.

Sullo sfondo, non affrontato in conferenza stampa ma cruciale, c'è il vero nodo, che è la formazione dei giocatori, ovvero come sia possibile che un movimento rugbistico ormai con numeri importanti non riesca a esprimere giocatori di qualità internazionale in numero sufficiente ad alimentare la Nazionale.

E qui si annuncia cruciale il rapporto che O'Shea saprà costruire con un altro nuovo arrivo, Stephen Aboud, anche lui irlandese, chiamato a dirigere le Accademie dove la federazione alleva i campioni del futuro.

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