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E la Signora miracolata manda un bacione a Firenze

Regalo dei viola alla grande nemica, ma la squadra vista a San Siro lascia tanti dubbi anche sul futuro di Allegri

E la Signora miracolata manda un bacione a Firenze

E alla fine la Juventus dovrà ringraziare anche due nemiche storiche se centrerà il settimo scudetto. Tornato improvvisamente a un passo, dopo che sembrava compromesso otto giorni fa con il ko in casa contro il Napoli. Invece la mano che non ti aspetti arriva dall'Inter che al netto dei veleni e delle polemiche, crolla nel finale anche per le scelte sbagliate di Spalletti. E ieri la Fiorentina ha dato un aiuto impagabile schiantando il Napoli, che dopo aver festeggiato come uno scudetto la vittoria in casa dei bianconeri, va ko proprio sul più bello. Uno scudetto che corre sul filo del rosso: da quello di Vecino a quello mancato di Pjanic a quello di Koulibaly che passa dalle stelle dell'Allianz Stadium alle stalle del Franchi.

La Juve deve ringraziare quel Cholito Simeone figlio di quel Cholo che soffiò alla Signora uno scudetto clamoroso nel 2000 con la Lazio, segnando proprio un gol a Torino prima che i bianconeri annegassero in quel di Perugia. La tripletta del viola è manna dal cielo perché i campioni d'Italia nonostante la vittoria contro l'Inter non avevano certo dato l'impressione di avere la forza di arrivare fino in fondo.

Perché a San Siro la Juventus ha ritrovato i tre punti che le mancavano da due giornate; ha ritrovato il gol di Higuain; ha ritrovato lampi di Dybala. Ma la Signora al Meazza in fondo a una vittoria pesantissima non ha ritrovato se stessa. Non era nemmeno lontana parente di quella squadra che ha dominato per sei stagioni il campionato, in balia di un avversario con l'uomo in meno e sotto di un gol. Si è fatta rimontare, ha rischiato di affondare e si è salvata all'ultimo minuto. E' come se non avesse un filo conduttore da seguire. Anche perché in questa stagione Max Allegri ha cambiato la sua creatura a ripetizione, senza soluzione di continuità non solo negli interpreti ma anche nell'impostazione tattica. Nella passata stagione ad esempio la svolta era arrivata dopo la sosta invernale con il passaggio al modulo a trazione anteriore. Non è andata così in questa annata condizionata anche dagli infortuni e soprattutto dal rendimento altalenante di molti interpreti, vedi Higuain e Dybala. Allegri si è giocato la partita decisiva e più difficile con l'azzardo di Cuadrado. Un'allegrata che l'ha premiato in fondo a una partita di sofferenza nel secondo tempo con la squadra che praticamente non è rientrata in campo dagli spogliatoi. «Eravamo piantati come dei paletti», ha detto l'allenatore bianconero. Come sia possibile in quella situazione di doppio vantaggio nel risultato e numerico, sfugge alla logica. Stanchezza o braccino che sia, è la conferma di una Juventus che non è più se stessa. Anche tesa con Dybala che ha risposto a muso duro ad Allegri.

Sicuramente, se serviva una conferma, quella di San Siro è una squadra che va necessariamente incontro a una rivisitazione profonda sul mercato perché ad esempio Rugani ha confermato ancora una volta di non essere in grado di raccogliere il testimone nonostante sia cresciuto all'ombra della BBC. Anche il settore terzini avrà bisogno di una rinfrescata, a meno che l'azzardo Cuadrado di San Siro, sia il preludio a una seconda vita calcistica da difensore del colombiano, stile Zambrotta per intenderci. Senza dimenticare il centrocampo (oltre a Emre Can) e l'attacco se dovessero esserci partenze eccellenti (Pjanic e Dybala?).

Ma la prima riflessione deve riguardare Allegri che continua a insistere dicendo che lui la sua scelta l'ha fatta l'anno scorso firmando un triennale. E però dopo Madrid, dopo il Napoli, le voci di dissenso sull'allenatore si sono ingrossate creando anche malumori. Ci sarà tempo e modo per riflettere su questo ultimo mese da pazza Signora, sarà più facile probabilmente con uno scudetto in più in bacheca, che arriverebbe battendo Bologna e Verona in casa (indipendentemente dal risultato con la Roma). Ma pure grazie all'Inter e soprattutto alla Fiorentina.

Chi l'avrebbe mai detto.

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