Sport

Ecco l'oro d'Italia I nostri atleti sono il Paese che vince

di Giovanni Malagò*
Sono passati 100 anni quando in una sala del Palazzo di Montecitorio un gruppo di dirigenti di grande passione culturale, sociale e politica decisero di fondare il Coni, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Era la notte tra il 9 e il 10 giugno 1914. In quella notte nacque una storia. Una storia infinita, bella, affascinante, esaltante, sicuramente un vanto per il Paese. La storia del Coni è anche la storia dell'Italia. I collegamenti che lo sport ha avuto nel corso degli anni con le vicissitudini della nostra Nazione sono innumerevoli e lo sport ha saputo ritagliarsi quella giusta considerazione grazie soprattutto ad atlete e ad atleti, olimpici e paralimpici, che hanno onorato il Paese in ogni angolo del mondo in questo primo secolo di vita.
Un secolo in cui lo sport ha incrociato tanti momenti del Paese, alcuni anche tragici, ma che ha saputo superare grazie all'intuito, all'intelligenza e alla lungimiranza di tutti i miei predecessori. Oggi io sono un uomo privilegiato perché - rispetto a coloro i quali mi hanno preceduto, uguali protagonisti di questo evento - ho la possibilità di vivere da Presidente del CONI questa ricorrenza particolare.
Ma è giusto ricordare che, se oggi possiamo celebrare i nostri primi 100 anni, lo dobbiamo a Giulio Onesti che, in un momento storico del nostro Paese, con l'Italia ancora ferita dalla seconda guerra mondiale, ebbe la forza, il coraggio e la capacità di rilanciare un Ente che avrebbe dovuto essere liquidato ma che invece ha ricostruito e reso credibile agli occhi della comunità internazionale.
In questi 100 anni l'Italia ha conquistato sul campo un prestigio indiscutibile che ci è riconosciuto ad ogni livello e che si trasforma in stima e considerazione nel territorio nazionale sia da parte dei Governi sia dai Parlamenti che si sono succeduti nella nostra Repubblica.
Noi rappresentiamo una popolazione di dodici milioni di persone tra tesserati e praticanti, novantamila associazioni, che si riconoscono e si identificano con gli atleti, i tecnici, i dirigenti e i giudici di gara, nelle Federazioni Sportive Nazionali, olimpiche e non olimpiche, nelle Discipline Sportive Associate, negli Enti di Promozione Sportiva e nelle Associazioni Benemerite. Siamo una grande famiglia, la famiglia dello Sport.
Ma oggi mi sembra doveroso ringraziare le nostre atlete e i nostri atleti che sono il nostro vanto, il nostro orgoglio, la nostra forza. Sono coloro che hanno fatto sventolare in ogni angolo del mondo la bandiera dell'Italia facendo suonare l'inno di Mameli. Sono loro… l' «Oro d'Italia». Non potrei fare tutti i nomi, ma li racchiudo in una sola frase: «Sono l'Italia che vince!»
Non nascondo che, guardandoli negli occhi, campionesse e campioni di ogni età e di ogni epoca, anziani e giovani, abili e diversamente abili, affiorano dentro di me due sentimenti su tutti: una grande emozione e un grande rispetto.
Emozione perché la nostra memoria si tuffa inevitabilmente nei ricordi e nelle gioie di tante, tante vittorie che lo sport italiano ha regalato al nostro Paese.
Rispetto perché a distanza di tanti anni, l'Italia deve essere fiera e orgogliosa di aver esportato nel mondo un messaggio vincente che il tempo non cancella, anzi aiuta a farlo restare impresso nei nostri cuori.
Io spero che il futuro colleghi sempre più l'Italia ai cinque cerchi. Credo che pochi sanno che il Coni e la bandiera olimpica sono coetanei. Sono nati entrambi nel 1914 a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro. Prendo questa coincidenza come un segno del destino.

Una storia che può riservarci nuove sfide da vincere se saremo capaci di fare squadra, di unire tutte le forze della nostra nazione, della nostra capitale, insieme al governo, alla città, ma soprattutto insieme a chi rappresenta l'unità del Paese.
*presidente del Coni

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