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La F1 è salva: ha vinto il migliore

Hamilton campione del mondo. La vergogna del doppio punteggio non ha inciso sul risultato

La F1 è salva: ha vinto il migliore

E adesso ci pensa maglioncino. È la battuta che circola sul web fra i tifosi di rosso vestiti che dopo anni di molti alti e qualche basso si ritrovano ora spogliati di tutto. E maglioncino, nel senso di Marchionne Sergio, ci sta già pensando. Con Agnelli Andrea. Infatti dentro Arrivabene e via Mattiacci e prima di lui via Domenicali, via Montezemolo e ora via Alonso, via, via, via. Fernando ha chiuso nono la sua ultima in rosso e «penso che tutti i piloti dovrebbero fare qualche anno in Ferrari, non si può spiegare quello che provi...» dice lasciandoti il dubbio che non sia un complimento.

Consoliamoci allora con Lewis Hamilton campione. Se non altro il dio dei motori, che non è Lewis, ha dato un calcio nel sedere allo spettro di un titolo assegnato dalla vergognosa regola dei doppi punti nell'ultimo Gp. Se non altro, anche i tifosi spogliati di tutto della Ferrari sanno che il mondiale 2014, il peggiore per il Cavallino dal 1993 ad oggi, è andato al pilota più forte in griglia. Perché Lewis è l'unico vero talento presente in F1. Undici successi su 19 Gran premi, in mezzo alcuni discreti colpi di sfiga, qualche ruzzata da parte del compagno, eppure, alla fine, senza punteggi drogati, ha vinto il titolo. Se su Vettel campione con la Red Bull si è sempre nutrito più di qualche dubbio sul reale talento (e infatti la Ferrari l'ha preso), su Hamilton mai. Esagerato, a volte un po' pirla, però fortissimo. E ieri il principe Harry ha nobilitato la questione: «Sei una leggenda...» gli ha urlato via radio.

La leggenda ha pianto. Come faceva un'altra leggenda: il povero Schumi. Come fanno tutti coloro che sudano per qualcosa. «Il mondiale più bello, il mondiale nel momento in cui mi sento più forte di sempre... Il 2008 è stato un momento importante, ma quel che provo adesso... oh my gosh , è ancora più bello». Vero. Nel 2007, ciclone piombato nel Circus, Lewis buttò via il titolo per la guerra intestina di Alonso e per proprie oggettive sciocchezze commesse in pista; nel 2008 si laureò invece campione del mondo per grazia ricevuta da Glock che beffò Massa sul più bello, lasciando passare l'inglese. Qualcuno potrebbe obiettare che però oggi ha una Mercedes. Giusto e sbagliato. Dopo oltre vent'anni siamo qui a esaltare il ricordo dei duelli Senna-Prost e Mansell-Piquet. E che macchine guidavano quei campioni del passato? Erano compagni su monoposto-missili. Punto. Ciononostante furono in grado di regalarci duelli che ancora ricordiamo.

Accadrà anche per questo andato in scena fra Lewis e Rosberg. Perché nobilitato dal talento dell'inglese e dalla dignitosa sconfitta del tedesco. Onore a Nico, che ha messo sul tavolo verde di questa partita a poker tutto il repertorio che uno sportivo deve avere: una buona dose di talento e l'intelligenza per andare a titillare i nervi scoperti del rivale. Così ha fatto fino all'ultimo chiedendo l'aiuto di Massa, di Bottas, di chi fosse in grado di mettersi fra lui e il compagno. L'ha tradito una brutta partenza e un motore che da metà gara è rimasto senza una parte di sé: l'ers. Via cavalli, via 10 km di velocità, via speranze iridate. Ma l'orgoglio è rimasto. Quando Nico si è complimentato con Hamilton, «è stato il migliore, ha meritato il titolo»; e quando, nei giri finali, il team per evitargli l'onta del doppiaggio ad opera dell'inglese, gli aveva detto di rientrare ai box, «dai, la macchina non va proprio...». «Io invece vorrei arrivare fino alla fine» ha risposto lui. Vincendo il suo piccolo mondiale. Come Massa. Per anni criticato dai tifosi della Rossa, umiliato dal team e da Alonso che ieri però ha detto: «Tutti vogliamo vincere, anche per Felipe è stato difficile l'anno scorso andare via dalla Ferrari, ma lui oggi è 2° e io 9°. È ciò che sto cercando». Chi vuole vincere fugge dalla Ferrari.

Anche di questo riflettono e pensano sull'asse Torino-Maranello.

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