Russia 2018

La festa di zar Putin senza i grandi d'Europa e... l'Italia del calcio

Via al Mondiale di calcio in Russia. Il presidente Putin: "Noi ospitali". Obiettivo: scordare Sochi e doping

La festa di zar Putin senza i grandi d'Europa e... l'Italia del calcio

nostro inviato a Mosca

La Russia spalanca le porte al mondo del pallone. Una prima perfetta al Luzhniki, una festa che accompagna il conto alla rovescia al fischio d'inizio con largo anticipo in una fan zone colorata e rumorosa, sorvegliata a vista da una gigantesca statua di Lenin più che dalle telecamere di sicurezza e dell'ingente dispiegamento di polizia. Il Mondiale è una Olimpiade monotematica, che mischia tradizioni, usi e costumi. Così in tribuna ti ritrovi accanto i cinesi ospiti del colosso Wanda, ma anche i tifosi di Hong Kong. C'è Russia-Arabia Saudita, ma si fa il tifo per l'Argentina e il Messico, mentre si fa notare al solito la folta delegazione peruviana, protagonista assoluta perché torna dopo trentasei anni, dopo quell'uno a uno contro l'Italia che sembrava la fine degli azzurri nell'82 e invece fu l'inizio di una cavalcata esaltante. Stavolta stiamo addirittura a guardare questa festa, in cui partecipiamo di striscio «consolandoci» con un russo che urla «Forza Juve» a un gruppo di tifosi italiani che sembrano capitati per caso.

Perché la verità è che la festa è tutta degli altri, non siamo nemmeno invitati se non per sdoganare il Var alla gara d'esordio in coppa del mondo. È boato quando entra Ronaldo il fenomeno con il pallone che l'Adidas ha prodotto per l'evento: è quello che è volato nello spazio, quello con cui gli astronauti hanno giocato a gravità zero. Ma è il rock di Robbie Williams ad aprire le danze mondiali insieme con la sexy soprano Aida Garifullina, forza pura che fa ballare gli ottantamila del Luzhniki. L'ex Take that realizza il suo sogno di bambino, cantare in uno stadio per la sua passione, il calcio, catapulta i russi, un paese continente nella sua grande occasione, e scade nel volgare quando approfitta di un primo piano per fare il dito medio in mondovisione. Dito a parte, è una scarica di adrenalina che emoziona e trascina all'orgoglio nazionale quando le note dell'inno russo fanno tremare gli spalti.

Vladimir Putin fa gli onori di casa da padre-padrone di un Paese che descrive «amichevole e ospitale», incassa applausi e qualche fischio, soprattutto a una prima storica deve registrare la defezione delle autorità europee e anche l'assenza degli Usa, che però dopo l'endorsement di Trump per la riammissione della Russia al G8 hanno disteso i rapporti. C'è invece la Cina, nella persona del vicepremier cinese Sun Chunian, c'è il principe saudita Mohammed bin Salman. La diplomazia dello sport che ha pacificato le due Coree lo scorso inverno, stavolta funziona a corrente alternata, la guerra fredda è cosa che appartiene alle Olimpiadi dell'80, ma restano le tensioni con l'Inghilterra e l'Ue, anche se il governo gialloverde italiano strizza l'occio a Putin. Ci sarebbero anche i Giochi invernali di Sochi, ma quelli hanno subito l'onta del doping. Non si può sbagliare. Meldonium e laboratori di Stato sono parole bandite così come razzismo, perché da queste parti resiste l'odiosa abitudine di lanciare banane in campo ai giocatori di colore. L'incubo resta però quello degli hooligan, russi e inglesi si sono dati appuntamento da Marsiglia 2016, però si racconta che per i sudditi della Regina siano state tirate a lucido le prigioni del Paese. Il terrorismo è l'altra minaccia latente, ma Putin manda la Russia nel pallone «anche se non è il nostro sport più amato, ma abbiamo lavorato sodo per questo».

Tradotto: dodici miliardi di investimenti. La coppa la presenta Casillas, scortato dalla modella Natalia Vodianova, ex di quella Spagna che ha già scosso il torneo con il cambio di ct a poche ore dal debutto. Poi si gioca tra «ole» a ripetizione, l'incessante «Rasscia» (Russia) e qualche «popo-popo». Per gli italiani è un malinconico salto indietro a Berlino 2006. La festa è degli altri, ma la Russia ha spalancato le sue porte davvero a tutti. Il fan-id ha azzerato le lungaggini del visto, davvero la Russia non è mai stata così aperta, potenza della diplomazia dello sport.

E Putin vuole sfruttare la grande occasione per festeggiare il suo personale ventennio, nel 1998 il suo avvento alla guida del gigante, che comunque ha cambiato un Paese un più vicino all'Occidente.

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