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Un film già visto ma è un'altra storia

di Benny Casadei Lucchi

Come l'anno scorso ma è tutto diverso dall'anno scorso. Come nel 2018 c'è una Ducati che pronti e via vince in Qatar. Come nel 2018 c'è Dovizioso che emoziona e trionfa nel corpo a corpo all'ultima curva. Come nel 2018 c'è Marquez che cede per un nulla e prende uno schiaffone italico e come la passata stagione il box della Rossa fa festa, noi facciamo festa, voi fate festa. Solo che stavolta è tutto diverso. Perché in pista ci sono due piloti che fanno squadra e a inizio gara si vede; perché al primo, Andrea, manca solo la consacrazione del mondiale, mentre al secondo, Danilo Petrucci, mancano cose e un po' ieri si è visto però crescerà e le troverà. Quel che conta però è che fin dall'inizio siano stati patti chiari all'interno della Ducati. Nulla a che vedere con l'anno scorso, quando i patti erano nebbiosi e Lorenzo ostico, malmostoso, in perenne contrasto con se stesso e con tutti e col Dovi di più. Come nel 2018 Andrea ha vinto ma nulla in questo primo week end ricorda quello di 12 mesi fa. L'ultimo test pre campionato di allora si era chiuso con il Dovi terzo; quest'anno era quindicesimo. Lavoro di squadra, dunque, che in una manciata di giorni è riuscita a correggere le magagne della vigilia. Prova di forza dentro l'azienda prima che in pista. E come l'anno scorso, adesso, Andrea è in testa al mondiale, fa sogni di gloria, o meglio, li fa fare agli altri perché lui piedi a terra e pedalare si direbbe in altro sport; però la differenza grande è che stavolta in questo splendido atleta non ci sono cassetti dell'animo in subbuglio, il contratto è firmato e non in sospeso come nel 2018, la leadership in seno al team è chiara e inequivocabile per cui c'è tutto, ma proprio tutto per continuare a far bene. Come l'anno scorso ma più dell'anno scorso. E il mega ricorso respinto delle altre squadre, tranne la Yamaha, contro l'aletta montata sul forcellone posteriore delle Ducati dimostra una volta in più che qualcosa è cambiato. Tutti hanno paura della Rossa. Ma ora la Rossa conta di più.

Anche fuori pista.

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