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Una finale che vale: Juventus per la storia, Milan per il riscatto

Allegri e il 4°doblete: «Non dimenticherò mai questi anni». Gattuso: «È come un mondiale»

Una finale che vale: Juventus per la storia, Milan per il riscatto

Roma La prima finale di Rino Gattuso da allenatore, l'ultima di Gigi Buffon - che ha un solo precedente nell'atto conclusivo della Coppa Italia e risale a 19 anni fa - la prima da avversario dei bianconeri di Leonardo Bonucci, un traguardo storico che Max Allegri e la Signora possono tagliare. Comunque vada, la sfida dell'Olimpico rimarrà negli annali. E i riflettori si accenderanno su uno Juventus-Milan che non è mai una gara qualsiasi e intreccia storie di ex, di calciatori al culmine di un ciclo vincente e di altri più giovani che vivono una notte che sperano sia indimenticabile. Intanto è stato indimenticabile l'incontro con il presidente Mattarella al Quirinale. «Saremo leali», la promessa dei capitani e delle squadre al capo dello Stato, per un'oretta distolto dalle vicende politiche.

Si diceva di Allegri, che può scrivere una pagina quasi irripetibile: vincere la quarta Coppa Italia di fila e realizzare (primo nei 5 top campionati europei) il quarto doblete consecutivo. «Non dimenticherò mai questi 4 anni, la fortuna di un allenatore è avere un grande gruppo di giocatori ma prima ancora di uomini. E anche se non alzeremo il trofeo, sarà stata comunque un'annata straordinaria se pensiamo al settimo scudetto consecutivo», così il tecnico toscano. Che parla di entusiasmo («ripensando ai brividi delle ultime due gare...») nel giocare la sfida contro Gattuso, avuto come giocatore ai tempi del Milan, anche quando nel 2011 si prese all'Olimpico l'ultimo scudetto dei rossoneri. «Rino è un appassionato di calcio e un testone - ha sottolineato Allegri - Si capiva che avrebbe fatto il tecnico, non è semplice arrivare in una situazione complicata e sta facendo grandi risultati. Quando sei stato un grande campione rimetterti in discussione non è uno scherzo, ma Rino ci è riuscito alla grande. Lo vedo migliorato e anche un po' più pacato. Se lo vedremo più arrabbiato è perché le cose non gli staranno andando bene...». I bianconeri non sono sazi dopo una stagione difficile. «Il rischio che arrivassero zero titoli era concreto, la sceneggiatura di quest'annata lasciava presagire qualcosa di negativo, ma la nostra forza è sempre la stessa, quando la Juve sembra spacciata regala sempre dei colpi di coda», ha ammesso Buffon.

Ed è proprio questo l'aspetto che a Gattuso piace di più dei bianconeri. «Il mondo Juve mi ha sempre affascinato perché c'è disciplina, compattezza, li ho sempre invidiati per la grandissima mentalità e senso di appartenenza, sono sempre avvelenati in campo e spesso quando finiscono la partita non paiono nemmeno sudati», così l'allenatore del Milan. Che sogna di ripetere quell'ultima vittoria sui bianconeri in Supercoppa nel dicembre 2016 a Doha e dice di sentire una pressione pazzesca, rivelando che festeggerà con un bicchiere di vino e con la sua famiglia - al completo in tribuna - comunque vada a finire. Ma anche che «mi ha chiamato Sacchi ma non Ancelotti, che sa quanto sono scaramantico». Da giocatore che mangiò una lumaca viva a Milano alla vigilia di una semifinale di Champions con il Manchester, oggi confida che l'unico sfogo è nel «fischietto in bocca per un'ora e mezza quando allena». E dice che vincere il trofeo stasera sarebbe come alzare la Coppa del Mondo: «Per il mondo Milan, dai giovani che abbiamo in rosa a tutti i tifosi. L'importante è non avere il braccino del tennista, mettere in campo personalità e coraggio perché anche la Juve ha qualche difettuccio». C'è da credere che stanotte non chiuderà occhio («ho 40 anni, c'è tempo per dormire, questa è sicuramente la partita più importante della mia carriera da allenatore»).

Comunque finisca, Juve-Milan non potrà essere una gara banale.

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