Brasile 2014

L'Argentina è una pulce. Ma il Belgio si arrende

All'albiceleste basta un gol di Higuain, aiutato anche dalla fortuna. I Diavoli rossi sotto tono non rimontano. Messi delude, Di Maria va ko

Il gol di Higuain al Belgio
Il gol di Higuain al Belgio

Il sogno mondiale di Leo Messi continua, anche se non c'è la firma della Pulce nella partita che segna il ritorno dell'Albiceleste in semifinale dopo 24 anni. L'asso del Barcellona - che ieri ha raggiunto Maradona nel numero di presenze in Nazionale (91) - resta sulla scia del suo mito grazie al gol di Gonzalo Higuain. E la rete del Pipita, la prima in Brasile dell'attaccante del Napoli, dimostra che nel pianeta Argentina c'è vita oltre il fenomeno di Rosario. Che sui titoli di coda, quando il suo tiro sbatte sul portiere belga, conferma anche un suo tabù: nessun gol a Courtois in sette partite stagionali, comprese quelle del club.

Nel caldo pomeriggio di Brasilia, i ruoli sembrano invertirsi: l'Argentina delle individualità gioca molto di squadra, come dimostra il sacrificio di Lavezzi, prezioso in fase di copertura e nei raddoppi, o il lavoro oscuro e redditizio della coppia dei centrali di metà campo (Biglia e Mascherano), e lo stesso Higuain, fortunato in occasione della rete della vittoria, si mette al servizio del gruppo; il Belgio, che ha nelle coralità del gioco il suo marchio di fabbrica ed è reduce da sette vittorie di fila (Mondiale compreso), sembra invece sulle gambe vista la poca reattività nei recuperi e nei raddoppi, tanto che anche i suoi giocatori migliori girano a vuoto.

Non è un'Argentina che illumina gli occhi, anche se Sabella dirà alla fine che è stata la migliore versione dell'Albiceleste vista nel torneo brasiliano, ma riesce a matare i Diavoli Rossi, al di sotto delle aspettative dopo i segnali positivi offerti nelle prime tre settimane. Un gruppo dal futuro assicurato, riapparso sul palcoscenico dei grandi dopo 12 anni e con una squadra dalle potenzialità enormi considerando la giovane età media della rosa, ma che forse deve accumulare un po' più di esperienza. In Brasile il gioiellino del Chelsea Hazard è andato a corrente alternata, mentre davanti il baby Origi è mancato nel momento più importante. Questione di maturità.
Il canovaccio della partita lo scrive l'immediato vantaggio argentino, che dà ulteriore sicurezza alla squadra di Sabella: un rimpallo favorisce Higuain che di prima spedisce il pallone nell'angolino alla destra di Courtois, alla prima sconfitta in 22 incontri con la maglia del Belgio. «Sono sempre stato tranquillo, sapevo che il gol sarebbe arrivato nel momento più importante e così è stato», spiega l'attaccante del Napoli, sbloccatosi dopo sei gare a secco con l'Albiceleste: l'ultima rete era stata nell'amichevole «benedetta» dal Papa contro l'Italia nell'agosto scorso a Roma. E le cifre non mentono: Messi e Higuain hanno giocato 36 volte insieme in Nazionale e hanno segnato 22 gol a testa. Segno che è la coppia offensiva giusta per cullare il sogno della finale.

Subìto il gol, la strada si fa ancora più in salita per il Belgio, consapevole che sarebbe stato difficile segnare agli avversari. Tanto che per 75 minuti sembra quasi vergognarsi di buttare il pallone in area con lanci lunghi per sfruttare la maggiore fisicità dei suoi elementi. Lo fa solo nella parte finale, quando però ha già rischiato di incassare il 2-0 (vedi la traversa di Higuain o la deviazione di Van Buyten sulla conclusione della punta dell'Albiceleste). Wilmots non riesce nemmeno a cambiare la storia del match con i cambi (quattro dei sei gol segnati dal Belgio in questo Mondiale erano stati realizzati da giocatori subentrati).
L'unico a togliere i sorrisi in casa Albiceleste è Di Maria, ko dopo 33 minuti per un guaio muscolare alla coscia destra.

Difficile il recupero per la semifinale e non sarà un dettaglio da poco.

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