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I cinesi fanno fretta al Milan. Entro giugno vogliono il 50%

A fine campionato scade l'ultimatum a Mr Bee che però dice di essere pronto a chiudere. E il Cav vorrà proprio cedere la maggioranza?

I cinesi fanno fretta al Milan. Entro giugno vogliono il 50%

Milano - Cinese è stato il primo amore di Silvio Berlusconi per maritare il suo Milan, cinese potrebbe risultare anche l'ultimo e decisivo partner da scegliere per il club che è sempre stato «un affare di cuore» per il suo attuale presidente. Ricordate quel piano, sponsorizzato dal governo di Pechino, che metteva insieme il marchio milanista e il progetto di ottenere l'organizzazione del mondiale di calcio? Bene: per ora è rimasta sulla scena l'identità del consorzio - aiutato da un advisor americano - che sta provando a sorpassare, allo sprint, mister Bee Taechaubol per assicurarsi il sì di Silvio Berlusconi. Le prime conferme alla notizia, lanciata nel mese di febbraio da un paio di quotidiani (tra cui il Giornale), sono giunte ieri attraverso l'agenzia Bloomberg che ha citato addirittura fonti vicine al consorzio cinese del quale fanno parte aziende che si occupano di energia rinnovabile oltre che di media. L'intenzione di quest'ultimo soggetto è quella di procedere velocemente (entro giugno addirittura) verso il closing dell'affare non appena sarà scaduto il termine ultimo concesso al magnate thailandese titolare della finanziaria Thai Prime, e cioè «la fine del campionato», parole dello stesso Berlusconi nel giorno del suo trentesimo compleanno da presidente rossonero.

La vera novità di questa seconda trattativa è costituita dalla disponibilità a discutere secondo due formule: l'acquisizione del 50% o del 70%, cioè la maggioranza del Milan, ipotesi sin qui sempre smentita dagli uffici di Fininvest con una serie di appuntiti comunicati. Maggioranza tra l'altro negata allo stesso mister Bee nel maggio dello scorso anno quando si presentò a Milano con l'intenzione di strappare il 51% delle azioni rossonere. «L'avessero chiusa allora l'operazione avrebbero portato in cassa un bel gruzzoletto» è stato il commento di uno degli osservatori di piazza Affari. In questo negoziato col consorzio cinese-americano, infatti, la valutazione del Milan (secondo la classifica stilata da Forbes a gennaio 2016 sarebbe di 775 milioni di dollari) si aggirerebbe intorno ai 700 milioni anche se esistono altri, possibili e complessi accordi che porterebbero quasi a pareggiare la stima di mister Bee (un miliardo di euro). La richiesta di chiudere entro giugno, smentita nei corridoi di Fininvest, deve fare i conti con la scelta di fondo del dominus della trattativa, e cioè Silvio Berlusconi. Scelta di fondo che non è stata ancora adottata e che viene considerata ancora improbabile perché ci sarebbero alcuni autorevoli pareri contrari all'ipotesi. Comunque tra qualche giorno il presidente dovrà decidere se concedere al consorzio l'esclusiva della trattativa.

Aggiornamenti contrastanti invece sono giunti sul conto di mister Bee. I suoi tecnici, proprio di recente, hanno informato i manager della holding della famiglia Berlusconi sui contatti di mister Bee per mantenere fede all'impegno preso, contatti verificati dagli interessati e quindi non chiacchiere al vento. Ma anche qui è venuto il momento di passare dalle migliori intenzioni ai fatti per riconquistare la credibilità persa in questi ultimi mesi. Anzi, a tal proposito, sembrerebbe che il magnate thailandese, informato dell'iniziativa del consorzio cinese-americano, abbia allo studio un piano per riformulare la sua proposta. Questa sarebbe la novità assoluta qualora fosse confermata dall'interessato. Insomma il Milan potrebbe parlare cinese da qui ai prossimi mesi ma nel frattempo avrebbe anche bisogno di lucidare il marchio. Domenica sera a Marassi ci sarà il debutto di Brocchi in panchina dopo l'esonero di Mihajlovic.

E per prepararlo a dovere oggi arriverà Berlusconi a Milanello.

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