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Fininvest: ok advisor su solidità cinese

È una faida tutta cinese. Il secondo documento «fasullo» attribuito da un giornale cinese a YongHong Li relativo alle garanzie fornite a Fininvest per l'acquisto del Milan ha provocato un altro polverone e questa volta prodotto anche una secca replica della holding della famiglia Berlusconi. I fatti, separati dalle speculazioni, sono i seguenti come ha recitato la nota di via Paleocapa: 1) Fininvest ha ricevuto moltissimi documenti, parte tradotti in inglese, parte rimasti in cinese e non tradotti, nemmeno esaminati dai manager della società che ha affidato al proprio advisor il compito di stabilire l'affidabilità della cordata. Ricevuta la risposta positiva della banca Lazard ha dato via libera all'esclusiva; 2) la Sine Europe ha onorato finora le prime due scadenze e versato 100 milioni di euro (non proprio noccioline, ndr) e si appresta, entro metà novembre, a chiudere la partita col closing. Non solo ma per metà ottobre è fissato l'incontro tra il presidente Silvio Berlusconi e la rappresentanza più autorevole del fondo cinese per far sparire la nebbia che ha fin qui avvolto l'identità degli investitori. Sull'argomento è anche intervenuto Paolo Berlusconi in un'intervista a Milan Tv durante la quale ha confermato che «ci sono più attori che vogliono entrare nell'affare» dando così una chiave di lettura molto attendibile della vicenda. Ecco dunque la spiegazione didascalica: la cordata, in aprile, era una, un pezzo si è staccato (con Galatioto e Gangikoff) ed è rimasto tagliato fuori, e ora brigherebbe per rientrare in gioco.

FOrd

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