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Forti con i deboli Ma deboli con i forti

di Roberto Perrone

D eboli con i forti (o anche meno forti) d'Europa, forti con i deboli in Italia. Le tre squadre malmenate in Champions League lasciano le loro fragilità in valigia e mostrano i muscoli. Juventus, Roma e Napoli segnano dodici gol, con la squadra di Sarri che ne fa sei al Benevento. La sensazione è che il campionato italiano oltre a non riuscire più a esprimere quegli anni alternativi in cui una provinciale agguantava lo scudetto, abbia anche visto scomparire il gusto per le imprese piratesche isolate, per quei colpi delle piccole squadre che facevano saltare il Totocalcio. Solo due anni fa, approfittando di una Juventus che stentava a ritrovarsi, nelle prime tre giornate l'Udinese vinse allo Stadium mentre Frosinone e Chievo pareggiarono. Pare un'età preistorica, lontani i tempi in cui lo scudetto si perdeva con le piccole. Questo campionato dà l'impressione di andare verso una risoluzione con duelli di vertice, test match.

A dimostrazione, per la prima volta dal campionato 1960-61 tre squadre sono a punteggio pieno alla quarta: Napoli, Juventus e Inter. Delle tre la squadra di Spalletti è quella più solida (o meno distratta, o più fortunata, lo dirà il tempo) in difesa. Normalmente in questi casi si esaltano i pregi. Vediamo invece i difetti. Il Napoli è costretto a correre sempre a cento all'ora. Come rallenta, vedi Shakhtar, finisce male. La Juventus si è puntellata su Dybala. Niente di scandaloso, cosa combinerebbero il Real Madrid senza Ronaldo e il Barcellona senza Messi? Però urge una remise en forme di Higuain e un consolidamento generale con meno errori in retroguardia. Infine l'Inter. Il suo difetto è che è l'Inter. Specialista nelle fughe in avanti, tecnico-esistenziali, e altrettanto nelle crisi repentine. Ma quest'anno almeno ha un allenatore che non si cura dei titoli che ebbero anche i suoi predecessori: Spalletti ha cambiato l'Inter.

Lavora per farlo realmente.

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