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Froome choc, è doping Il Tour rischia di perdere un altro re

Nei guai il 4 volte vincitore. Tradito alla Vuelta da un farmaco per l'asma. E le controanalisi confermano

Froome choc, è doping Il Tour rischia di perdere un altro re

L'uomo dal respiro corto, trattiene il fiato. Resta senza parole e accusa il colpo. L'uomo forte del ciclismo mondiale china il capo, questa volta non per guardare il computerino posto sul proprio manubrio, ma per raccogliere pensieri e parole.

Chris Froome, quattro volte trionfatore al Tour de France e recente vincitore della Vuelta in Spagna, è stato trovato positivo al salbutamolo (un broncodilatatore) durante un controllo antidoping effettuato proprio nella corsa a tappe spagnola, il 7 settembre (18° tappa). A renderlo noto è stata l'UCI, la Federazione ciclistica internazionale, aggiungendo che le controanalisi sono già state effettuate, e hanno confermato la positività del primo campione.

La concentrazione di salbutamolo nelle urine del fuoriclasse del Team Sky ha superato del doppio la soglia massima consentita di 1000 nanogrammi/millilitro. Un caso simile a quelli di Alessandro Petacchi e Diego Ulissi, che per la stessa sostanza furono rispettivamente squalificati per un anno lo spezzino e per nove mesi il livornese. Se Froome non riuscisse a dimostrare la propria buonafede, Vincenzo Nibali potrebbe vincere a tavolino la sua seconda Vuelta della carriera, visto che proprio il siciliano fu a contendere al britannico la maglia rossa fino all'ultimo giorno, salendo sul secondo gradino del podio a Madrid.

«Tutti sanno che ho l'asma ha commentato Froome -. Conosco le regole e le conosce anche il medico del team, che mi ha proposto un dosaggio progressivo durante la corsa. Siamo tranquilli e pronti a sostenere gli esami richiesti».

Ostenta sicurezza anche il team, che in una nota ribadisce: «Chris soffre d'asma sin dall'infanzia, e usa un farmaco molto comune, il salbutamolo, per prevenire e curare i sintomi dell'asma da sforzo. Si tratta di un farmaco permesso dalle regole della Wada, per il quale non è necessario nemmeno il TUE (esenzione per uso terapeutico, ndr) a patto che non si inalino più di 1600 microgrammi ogni 24 ore e più di 800 ogni 12. I sintomi dell'asma nell'ultima settimana della Vuelta si sono intensificati - prosegue il comunicato - e su suggerimento del medico Froome ha aumentato il dosaggio di salbutamolo, pur rimanendo nei limiti».

«Siamo impegnati a circostanziare i fatti e capire esattamente cosa possa essere successo - fa sapere il grande capo del Team Sky, Dave Brailsford - ho estrema fiducia nel fatto che Chris abbia seguito le indicazioni mediche corrette nella gestione dei suoi sintomi di asma, restando nei limiti consentiti della sostanza. Naturalmente faremo tutto ciò che possiamo per fornire le risposte necessarie».

A questo punto per Froome si apre la porta di un laboratorio Wada per dimostrare urbi et orbi di essere in assoluta buonafede, anche se a Diego Ulissi, tanto per fare un nome, fu riconosciuta la buonafede, ma squalificato per negligenza. Al corridore britannico, molto probabilmente, verrà chiesto di pedalare sui rulli, in condizioni simili a quelle di gara, assumendo quantità progressive di salbutamolo e producendo di volta in volta campioni di urina. L'obiettivo è verificare la reazione fisica al farmaco. Dal '93 ad oggi l'Uci ha registrato ben 21 casi, più della metà finiti con un nulla di fatto. Come il procedimento è stato aperto, è stato poi successivamente anche chiuso. La verità è che questo ennesimo caso riporta alla luce la fragilità e la complessità di un antidoping che mira troppo spesso a burocratizzare tutto, anziché semplificare. Basterebbe decidere, una volta per tutte, che se si soffre di asma non puoi più far ricorso a nessun farmaco. Resti senza respiro? Ti fermi, come tutti i comuni mortali.

Come Fabio Aru, che all'ultimo Tour, per una bronchite, ha perso il podio.

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