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Gabbiadini segna già da ex La Juve trova i guastafeste

Interrotta la serie di 25 successi allo Stadium Evra corona con il gol una grande partenza Allegri: «Vittoria buttata via nel primo tempo»

Nostro inviato a Torino

Gabbiadini, come fosse un presagio. Segna il Manolo che non sarà mai juventino, e forse andrà a Napoli. Pareggia la Samp che tien fede alla fama di bestia nera e il Manolo replica, con miglior sorte finale, il gol-Samp che l'anno scorso si infilò nel 4-2 bianconero. Presagi per una Juve che saluta il 2014 allo Juventus stadium interrompendo un record (25 successi consecutivi nel suo stadio) e preparandosi alla Supercoppa contro il Napoli (e in mezzo, giovedì, la Signora va a far visita al Cagliari di Zeman). Gabbiadini e il Napoli, c'è il rischio di due guastafeste? In un colpo solo violini e sviolinate comincerebbero a steccare. Eppure la Juve anche ieri ha dimostrato quanta differenza possa esserci tra la sua prepotenza e credibilità e il resto della compagnia.

La Sampdoria del primo tempo era il miglior indice di depressione per la serie A: tutta qui la squadra quarta in classifica? O viceversa: guarda che grande Juve, agonismo, aggressività, pressing senza respiro, la tecnica al servizio dell'efficacia, intorno alla mezzora sei minuti filati senza mai far toccare palla alla Samp. Poi la ripresa ha recuperato la credibilità di un campionato o, più probabilmente, annacquato quella della Signora. Sarà un caso se la gente di Allegri sta cominciando ad accentuare il vizietto del giocare bene per un tempo soltanto? Juve al terzo pareggio tra campionato e Champions (Fiorentina, Atletico e Samp). Gestione difensiva che accentuerà il dilemma tra il pregio della difesa a quattro e quello della difesa a tre. Quando sarebbe meglio valutare gli effetti delle mediocrità qualitative dei giocatori in campo e in difesa. Bonucci docet in tal senso.

«Vittoria buttata, dovevamo segnare di più nel primo tempo», certifica Allegri. E se ne sono accorti tutti. Serviva tirare meglio. Juve splendida e splendente per 30 minuti, magari quarantacinque: ma solo un gol nella porta di Romero. Tiri sprecati, azioni da eterna incompiuta, prepotenza atletica senza quel pizzico di cinismo. Tevez impallato nelle astruserie da primadonna calcistica. Si intestardisce nel giocare solo contro tutti, rallenta l'ultimo passaggio, non è trequartista, né killer del gol: solo un torello imbufalito. Juve che tira in porta, ma quasi mai ci mette la dinamite. Primo tempo aggressivo come poche volte si è visto. Samp alle corde, difesa a dieci, per i cultori delle strategie. Evra che, dopo 12 minuti, sbuca di testa e segna, lui piccoletto che s'arrampica fra le guglie. Buffon, di tanto in tanto, si inventa libero, poi ci mette anche la parata importante sul tiro di Gastaldello. Soltanto scampanellii sinistri. Invece il tiro mancino prende forma quando entra in campo Gabbiadini con il suo sinistro fulminante. Mihajlovic dimostra la qualità dello stratega, allargando il suo campo d'attacco: tre attaccanti veri diventano un problema. Gabbiadini sfrutta le vaghezze difensive juventine e prima scarica il sinistro preciso in gol, poco dopo ci riprova ma Buffon è un salvatutto.

Una grande squadra, a questo punto, dovrebbe riprendere in mano il match e andare a colpire. La Juve è andata soltanto a spolverare la mobilia. Tiri in porta pochi e imprecisi, i suoi uomini d'attacco degni del campionato dei comprimari. La Juve non vince, ma rimane in testa al campionato. Fra i tanti cannonieri che potrebbe riportare a casa, ha scelto di lasciare andare l'unico che sappia farle gol. «È quasi Natale, se vinco con la Juve non sarebbe male». Il tweet mattutino di Ferrero, il presidente Samp, quasi ci ha preso. Partita del quasi: gol mancati, attaccanti senza il quid, quasi vittorie e profezie. E maglie stravaganti: rosso Samp e azzurro Juve.

Improbabili, quasi da non credere.

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