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Gibernau, l'ex rivale di Rossi: "Senza regole chiare, non è possibile educazione"

Il pilota spagnolo Sete Gibernau interviene sui fatti del Gran Premio di Sepang, segnato dallo scontro Rossi-Marquez

Gibernau, l'ex rivale di Rossi: "Senza regole chiare, non è possibile educazione"

"Senza regole, non è possibile alcuna educazione". Il pilota spagnolo Sete Gibernau interviene sui fatti del Gran Premio di Sepang, segnato dallo scontro Rossi-Marquez che ha avvelenato il finale del Mondiale MotoGp e non lesina critiche all'organizzazione.

"Sono triste", spiega in una lettera l'ex rivale del Dottore ad inizio anni Duemila. "Vedo nuovamente, purtroppo, come il mondo dello sport sia diviso. Non solo lo sport. Ancora una volta, in un fine settimana pieno di emozioni, sentimenti e passioni, tutti mossi dalla forza dell'illusione, si è scatenata una battaglia di insulti, inclusa la violenza verbale, tra le due gruppi di una stessa comunità. Alla nascita, la purezza dell'innocenza fa di un bambino un diamante grezzo in grado di illudersi con la carezza della madre, il sorriso del padre o l'abbraccio del fratello. Quando diventiamo grandi, queste piccole cose, gesti, finiamo per chiamarli 'una cosa qualunque'", prosegue Gibernau.

"Quell'innocenza innata, insita nel Dna di chi non ha vissuto nulla in grado di negargliela, o almeno metterla in discussione, fa sì che il cassetto delle illusioni di quel piccolo ragazzo, sia pieno di quelle che sembrano 'cose qualunque' ma non lo sono". "Da qui, le circostanze della vita di ognuno di noi sicuramente segnano il percorso e il destino che dobbiamo affrontare. E su questa strada - prosegue Gibernau - in questo viaggio nel tempo, pieno di curve, veloce, lento, a volte difficile e a volte facile, che noi chiamiamo vita, avremo l'opportunità di imparare, sempre con l'esperienza, tutto quello che è necessario per gestire al meglio ciò che ci sta accadendo". "Tutto quello che impariamo, non sono altro che le esperienze di coloro che già le hanno vissute e trasmesse a coloro che non le hanno ancora vissute", scrive lo spagnolo. "Siamo tutti nati innocenti e tutti noi dovremmo avere il diritto di trasmettere le nostre esperienze a chi non le ha ancora vissute"."Oggi, ancora una volta, ripeto, sono triste. Si sta punendo, in modo ingiusto e crudele, due persone, due grandi sportivi, che sono stati privati di quelle esperienze a cui noi tutti avremmo diritto", commenta il pilota. "Da molti anni, la figura della madre e del padre, coloro che amano di più i loro figli, non rispettano in modo efficace i loro obblighi all'interno della famiglia del motociclismo. Da troppi anni, i responsabili che devono garantire la sicurezza e gli interessi di coloro che più amano - sottolinea - hanno dato le chiavi dell'istruzione e della formazione a chi dovrebbe essere esclusivamente maestro del proprio talento e allievo di quello che non conosce". "Quello che sta accadendo oggi non è altro che la conseguenza di ciò che non è stato insegnato. Con l'aggravante, per me ingiusta, che chi ora giudica, critica e lincia, non è responsabile, ma il bambino, pieno di sogni e di talento, a cui non è mai stato detto cosa doveva e cosa non doveva fare". "Senza regole, senza un regolamento chiaro che definisca ciò che è giusto e ciò che non lo è, non si potrà mai insegnare al pilota ciò che può fare e cosa non può fare", conclude Gibernau.

"In una parola, senza regole chiare, non è possibile alcuna educazione".

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