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Gigi faccia passerella ma poi serve coraggio

di Franco Ordine

Ieri è cominciata la stagione azzurra di mezzo con l'avvento di Di Biagio al soglio della Nazionale nei panni di Ct non designato per il futuro ma battezzato per coprire il vuoto dei prossimi mesi. Gigi, che è da sempre poco incline alla rivolta, ha accettato l'offerta proveniente da Costacurta pur consapevole del destino che lo attende dopo l'estate. E cioè del ritorno alla guida dell'Under 21 nel frattempo affidata a Chicco Evani per far posto a un Ct dello spessore di Mancini o Conte. La stagione di mezzo è cominciata con un annuncio, scontato, ma che ha scatenato un putiferio sui social per il semplice motivo che il Ct pro tempore ha chiesto all'altro Gigi, Buffon, di considerarsi arruolato per i prossimi impegni ufficiali della Nazionale. Nobile la motivazione: uno come il portierone della Juve non può chiudere la carriera con le lacrime di San Siro e l'umiliazione del mondiale perduto. Giusto così. Adesso però è giunto il momento in cui dev'essere Buffon a dare una mano al calcio azzurro e allo stesso Di Biagio sull'esempio del suo sodale Barzagli. Come? Elementare: spiegando in modo didascalico quale location preferisca per l'addio, se Manchester, sede dell'amichevole con l'Argentina, al cospetto probabile di Messi, oppure Wembley, indirizzo storico per la sfida con l'Inghilterra. Uno vale l'altro, dal punto di vista simbolico. Quel che conta è uscire di scena con la fanfara e gli onori strameritati.

Fondamentale è celebrare il suo passo d'addio come si addice a un monumento del calcio italiano che ha conosciuto la gloria eterna di Berlino. È giusto che sia l'interessato a suggerire l'epilogo, come gli ha consigliato in queste ore Dino Zoff, un altro santone che decise di lasciare la porta azzurra al ritorno da Goteborg (maggio dell'83) al culmine di una sconfitta con la Svezia, altra inquietante analogia, a 41 anni suonati.

Ma al rispetto per i grandi esponenti del nostro calcio, Di Biagio deve aggiungere un pizzico di coraggio visionario. A proposito di Federico Chiesa, progetto di fuoriclasse, ha confessato d'essere incerto tra la voglia di lanciarlo nella mischia e il rischio di bruciarne il talento. Per ricostruire, sull'esempio di Bernardini dopo il flop a Germania '74 e di Vicini dopo Messico 86, bisognerà andare incontro a qualche figuraccia. Molti dei protagonisti dell'Under 21 non hanno mai partecipato a una partita di Champions league e forse mai lo faranno. Devono provare l'ebrezza di certe sfide nel club Italia.

E forse misureranno la distanza chilometrica con i colleghi degli altri paesi.

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