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Gigi, terzo inchino alla sua maledizione


Spavento e dolore sono stati più forti della delusione. «Credevo di essermi rotto tutto», ha raccontato. Invece si è solo inchinato alla sua maledizione. Italia senza Buffon: non è una storia nuova, solo un tener di conto del destino. Siamo già al terzo tranello: Europei 2000, mondiale sudafricano 2010 ed ora spettatore (temporaneo?) a questo mondiale brasiliano. Il portierone ha levato le manone davanti ad una caviglia distorta con qualche problema in più provocato da un interessamento a livello tibiale dei legamenti anteriori. Detta così non proprio confortante. Lui ci crede ancora ed è certo di esserci addirittura contro la Costa Rica: «Ero preoccupato, quasi la sensazione di dover tornare a casa. Ma ora sono sicuro che giocherò la seconda. Sono felice», avrebbe confidato agli amici.
Strano mondiale, strana Italia: assediata da qualche maledizione, dall'infortunio facile, dallo smontare di ogni castello. Strana anche la federazione che, dapprima, ha nascosto l'infortunio, svelato in conferenza stampa (era piena notte in Italia) dalla domanda di un giornalista a Prandelli. È toccato al tweet di Buffon far sapere lo stato della condizione. Il portierone non si era presentato alla conferenza come avrebbe voluto copione, al suo posto hanno portato Candreva. Il peggiore dei modi per nascondere danno e beffa.
Eppure c'era qualcosa nell'aria, forse un presentimento: in questi giorni il portiere se n'era stato un po' in disparte, come annusasse il vento contrario. Allenamenti e silenzi, nessun passaggio pubblico davanti ai giornalisti di tutto il mondo. Stava cullando il nuovo esordio dopo aver mangiato il pane duro del Sudafrica: un tempo in porta contro il Paraguay, eppoi saluti a tutti per quel mal di schiena che lo schienò in ogni senso. Ci sarebbe stato un seguito in Italia. In porta entrò Marchetti e fu una ingloriosa marcia verso l'eliminazione. Ma il conto in rosso parte da lontano, europei 2000: gli toccava la maglia del titolare, ma in amichevole contro la Norvegia si rovinò la mano e Toldo venne arruolato a tempo pieno. Le vie del destino sono cieche, spesso sorde altre volte ingiuste. La sorte di Buffon fa a pugni con le grandi manifestazioni nelle quali iscriversi come portiere d'Italia. Proprio lui, quasi un buffo malevolo sarcasmo. Grida a tutta voce «Forza Italia! Mio grande amore» e il pallone, una buca, il prato verde malmesso dello stadio Amazonas di Manaus ti strozza l'urlo in gola. Ci restano le mani di Salvatore Sirigu, sardo di Francia, uno che ama Camus perché faceva il portiere. È appena uscito da un guaio fisico in allenamento.

C'è qualcuno che ha preso a parlare di maledizione: la maledizione dell'ottimismo di Prandelli.
RiSi

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