Giro d'Italia

Giro, Roccaraso incorona Wellens. Dumoulin spaventa Nibali e i big

Sul primo arrivo in salita della corsa rosa grande affermazione del belga, che resiste dopo una lunga fuga. L’olandese in maglia rosa attacca in contropiede dopo una sparata dell’azzurro e getta la maschera: è in Italia per puntare alla classifica

Giro, Roccaraso incorona Wellens. Dumoulin spaventa Nibali e i big

Alza la bici al cielo un metro dopo l’arrivo. Ma Tim Wellens inizia a gustarsi il trionfo già negli ultimi 300 metri. Per inaugurare la sua serie di successi nei grandi giri il 25enne belga, fondista, scattista, contropiedista, potente e completo, sceglie la prima tappa appenninica del Giro d’Italia, mentre gli esperti lo avevano pronosticato già a Praia a Mare, dove invece ha abbagliato la concorrenza Diego Ulissi. Roccaraso lo abbraccia, solitario alla linea. I compagni di avventura perduti per strada sulle rampe dell’ultima salita dopo che il gruppo aveva lasciato fare, oltre 9’ di vantaggio agli ardimentosi di giornata. Dietro la tappa non scorre invano. Inizia l’ultima salita e l’Astana, fedele alle dichiarazioni baldanzose della vigilia, lancia il danese Fuglsang in avanscoperta, il bielorusso Siutsou gli si accoda. Il ds Martinelli aveva promesso: «Metteremo alla frusta Dumoulin». La tattica è giusta: via il numero due della compagnia dei celestini, vicino lui pure in classifica generale. La Giant dell’olandesone lo tiene a bagnomaria. Mai più dei 30” che paga in generale. A metà ascesa parte in contropiede Vincenzo Nibali. Il tricolore esce a proiettile, nessuno riesce a seguirlo. Ma sul falsopiano prima dello strappo finale la sua azione si appesantisce. Dietro gli spagnoli, Landa e Valverde, hanno messo gli scudieri in testa a menare forte. Il gruppo dei migliori ha a tiro il siciliano, quel minuscolo tricolore perduto sul petto. «Ho visto che Nibali faceva fatica sul falsopiano per mantenere il vantaggio – dice Dumoulin a fine tappa -, ho capito che c’era la possibilità di partire e non appena è ricominciata la salita sono scattato». Parte a fionda l’olandese, è un altro contropiede. L’accelerazione è devastante, tutta potenza. La salita non è alpina, strada larga e pendenze mai in doppia cifra. Dumoulin mulina (cos’altro?) il rapportone. Gli stanno in scia solo il piccolo Pozzovivo e l’altro lungagnone in maglia Katusha, il russo Zakarin. I tre viaggiano decisi, collaborano a meraviglia, maglia rosa o non maglia rosa, dietro nessuno si organizza per andarli a riprendere. All’ultimo km piombano su Fuglsang, che però li regola in volata. La maglia rosa, quarta alla fine, è sempre più solida. Il vantaggio cresce (e domenica con la crono nel Chianti lieviterà), quindi finalmente Dumoulin getta la maschera: «Sono rimasto sorpreso da me stesso, a questo punto posso lottare per la classifica generale: non mi aspettavo di essere così forte in salita. Se vedo una chance ci provo». Altro che essere al Giro solo per le crono, l’olandese punta al bersaglio grosso. Valverde, Nibali e Landa, che lasciano sul terreno una ventina di secondi al traguardo, sono avvisati. Alla Vuelta 2015 Fabio Aru per battere Dumoulin si è dovuto inventare un numero d’altri tempi nell’ultimo tappone di montagna con attacco scriteriato ai 50 km dall’arrivo.

Sconsigliato portarlo in carrozza fino alle ultime asperità.

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