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Merito di Agnelli che ha riportato la Famiglia al centro

Andrea ha ricreato una società solida dopo Calciopoli. Nel segno della continuità con la grande storia del club

Andrea Agnelli
Andrea Agnelli

Andrea Agnelli ha trentanove anni. Questo è il suo quarto scudetto consecutivo. Suo nonno, Edoardo, arrivò al quinto scudetto, prima di concludere tragicamente e precocemente la sua vita a quarantatrè anni. La storia della Juventus continua con la stessa famiglia, lo stesso ceppo, la stessa tradizione, lo stesso impegno. Tutto è cambiato in questo secolo bianconero ma tutto sembra rimasto veramente immutato e immutabile. Non voglio né scrivere, né pronunciare la sciocca frase "stile Juventus" che è servita e serve ancora a qualche fastidioso rivale per sottolineare fatti e misfatti bianconeri, preferisco ricordare che la storia della famiglia Agnelli è anche la storia di questa squadra e rappresenta un unicum a livello non soltanto italiano.

La Juventus è squadra non soltanto sul campo di gioco, dove ha dimostrato di vincere. E' squadra, gruppo e poi società, ferma, solida, un punto di riferimento valido che ha avuto alcuni sbandamenti e cadute, quando a gestirla sono intervenuti personaggi e interpreti che con la Juventus nulla avevano e hanno a che fare, per passione, tifo, educazione, competenza. Andrea Agnelli ha avuto il compito difficilissimo di risistemare un'azienda traumatizzata dallo scandalo di Calciopoli, dilaniata anche da lotte interne, devastata nei conti, intossicata da alcune operazioni di mercato al limite dell'incoscienza e ignoranza (si ripensi soltanto ai 50 milioni di euro spesi per Felipe Melo e Diego). Ha scelto di avvalersi di collaboratori non di moda ma di perizia come Giuseppe Marotta e Fabio Paratici, rinfrescando lo staff manageriale, ribadendo, con il proprio cognome, la continuità della tradizione. Il fatturato della società sta per superare i 300 milioni di euro, vanno affrontate alcune sofferenze di bilancio ma le prospettive sono rassicuranti e riportano il club tra i grandi del continente.

La prima svolta è arrivata con la scelta di Antonio Conte, suggerita da Antonio Giraudo che, in maniera tipicamente sabauda, era stato giustiziato in piazza anche dall'interno del gruppo. Il lavoro di Conte è stato eccezionale, la sua capacità di motivare e di dare un gioco alla squadra ha permesso poi a Massimiliano Allegri di proseguire la strada, con risultati che pochissimi, non mi escludo, potevano immaginare nella scorsa estate. Allegri venne, infatti, scelto nel brevissimo giro di dodici ore, dopo le dimissioni impreviste di Conte. Il livornese ha dovuto e saputo giocare su due campi, quello della squadra e quello dell'ambiente. Lo stesso era capitato ad Ancelotti che fu meno fortunato, pur avendo alle spalle Umberto&Gianni Agnelli e un management robusto. Allegri ha trovato immediate affinità con Andrea Agnelli e con Marotta e Paratici: ecco la squadra, ecco il valore aggiunto di un club che è cambiato rimanendo uguale a se stesso. Chi conosce la storia vera e non la semplice cronaca della Juventus sa benissimo che vestendo quei colori ed entrando in quel gruppo, si ritrovano riferimenti difficili da reperire altrove. Ovviamente gli oppositori se la spassano, ripensando ai mille casi che hanno portato la Juventus a essere la madre di tutti i corrotti e corruttori, dei ladri e dei faccendieri, in un mondo, invece, abitato soltanto da angeli custodi.

Dunque il quarto scudetto bianconero non è soltanto lo scudetto di Buffon e di Pirlo, la classe della terza età, o di Pogba e Morata che sono il futuro milionario o, ancora, di Carlos Tevez, la cui fame agonistica è la stessa della Juventus.

Il quarto titolo consecutivo è lo scudetto della storia, è il simbolo di una famiglia senza la quale questa squadra avrebbe avuto altri percorsi e, con lei, il calcio italiano. Andrea Agnelli ha soltanto trentanove anni e un grande futuro alle spalle.

E' suo lo scudetto, è sua la Juventus.

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