Sport

Hamilton, solita pole. Vettel primo tra gli umani

Dietro l'inglese, il compagno Rosberg. Alonso spinge la macchina

Hamilton, solita pole. Vettel primo tra gli umani

C'è una pole per tre in Ungheria. Una stellare, una morale, una ribelle. Lewis Hamilton firma quella vera per la nona volta stagionale, la quinta di fila. Sebastian Vettel si prende il «primo» posto degli altri, terzo in griglia, mettendo le Mercedes fuori concorso. A Fernando Alonso, invece, va quella di consolazione, con quel gesto pieno d'orgoglio di spingere la macchina che solo un campione. Il sabato ungherese mette in copertina i tre piloti più forti del circus, quelli che fanno la differenza.

Prendere Hamilton: ha appena conquistato la pole, ma non c'è spazio al team radio per urla di gioia o simili. Il campione del mondo in carica chiede: «Quanto gli ho dato?». Il riferimento è a Nico Rosberg, il compagno-rivale al quale ha rifilato mezzo secondo. Una domanda che dice tutto, che solo un campione sa fare nel momento giusto, perché capisce che è l'occasione per dare una batosta anche psicologica all'avversario. Lewis coglie l'attimo e affonda il colpo.

Come solo i campioni sanno fare. Appartiene alla categoria Vettel e ieri lo ha confermato. Dopo un venerdì difficile, la Ferrari era attesa al varco. Il tedesco non si è scomposto, ha mantenuto la calma nel box e poi ci ha pensato lui. Un giro capolavoro per prendersi la tacca in griglia che spetta dietro ai marziani in Mercedes. Ha ricacciato indietro Ricciardo e soprattutto la Red Bull, quei bibitari che avevano salutato velocemente Seb dopo titoli mondiali in serie. Il campione è quello che fatto il colpo sta già pensando al prossimo, proprio come Vettel: «Abbiamo fatto il massimo, presa la direzione giusta. Ma qui alla domenica succedono sempre un sacco di cose e magari potremo fare qualcosa contro questi due...». Che non sono altro che Hamilton e Rosberg. E ancora il monito via radio: «Ragazzi faremo una grande gara». Il messaggio da capitano che si sente dentro una squadra. Solo, solissimo invece Fernando Alonso quando chiama il «muretto» per un laconico: «Problemi al motore». Lo spagnolo tenta di riportare la Mclaren al garage, ma viene lasciato a piedi proprio ai margini della corsia del box. E qui scatta l'orgoglio del campione, di chi si vuole ribellare a sei mesi di delusioni. Scende e spinge la macchina, che non va nemmeno a spingerla e non è un eufemismo, come farebbe qualsiasi autista appiedato. Ci riesce a riportarla ai box, con l'aiuto dei meccanici, vorrebbe disputare la Q2, ma le regole dicono che la macchina ci deve arrivare da sola al box. Resta l'immagine di Fernando, versione Mansell a Dallas '84, che sicuramente entrerà nelle più cliccate della stagione.

Oggi per Alonso sarà la solita gara di sofferenza, per Hamilton una possibile altra cavalcata, per Vettel un'altra occasione per stupire. Gli altri a fare da contorno, salvo imprevisti, come Kimi Raikkonen buon quinto, o come le Williams «stroncate» dalle curve ungheresi.

Assieme a caldo e gomme super-soft condizioni in cui c'è chi arranca e chi se la ride.

Commenti