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Higuain col 20 in poppa adesso insegue Angelillo

Gonzalo da record fa sognare Napoli Da 57 anni nessuno segnava così tanto Può far dimenticare persino Maradona

Higuain col 20 in poppa adesso insegue Angelillo

Facile giocare nel Real Madrid. Ti passano la palla davanti alla porta e tu la metti dentro. Voglio vederlo Higuain a Napoli.

Lo abbiamo visto, lo stiamo vedendo, è na cosa grande, come a Madrid, più di Madrid, come a Buenos Aires, più di Buenos Aires, una pepita più che un pipita, uno che è affamato anche quando dorme, se dorme, uno che se vede un pallone sa dove calciarlo, preferibilmente in porta, uno che non ha bisogno di sponsor, tatuaggi, creste, orecchini, uno che all'anagrafe fa Gonzalo che significa battaglia, dunque dalla nascita sa come si debba vivere e giocare a pallone. Un argentino che non va di habanera, semmai di tango milonga, veloce nella corsa, feroce nel movimento, rapido nell'intuizione. Non piange miseria, viene da una famiglia benestante, è un francese mancato, è nato a Brest perché suo padre, Jorge, là giocava da difensore e sua madre Nancy amava dipingere: «Gli ho dato io la genialità. Suo padre? Non credo».

Francese mancato perché quel simpaticone di Domenech provò a convincerlo ma Higuain rispose picche, «sono argentino e tale resto», così come Dybala ha risposto ad Antonio Conte. Venti gol in venti partite sono un ritmo che mette paura, venti gol portano Higuain tra gli illustri, stando alle tabelle, meglio di lui soltanto in tre nella storia del campionato italiano, Felice Borel detto Farfallino, campione del mondo nel 34 e 23 gol con la Juventus, con lui due argentini, Henrique Guaita, l'Indio, campione del mondo con la maglia celeste ma dell'Italia nel '34 con Borel e Antonio Valentin Angelillo, uno de los tres angeles con la cara sucia, i tre angeli dalla faccia sporca (con Humberto Maschio e Omar Sivori), grande attaccante della grandissima Inter, capace di andare per 25 volte in gol nella stagione '58-59 che completò con il titolo di cannoniere, 33 partite 33 gol, di cui 4 soltanto su rigore, Josè Altafini, in quello stesso campionato ne segnò 19, come Luca Toni nell'anno magico 2006, quello del mondiale in Germania. Numeri che non sono aridi ma ribadiscono la potenza e prepotenza di campioni, diversi nello stile ma uguali nella sostanza. Gonzalo Higuain non era il preferito di Florentino Perez per il quale Benzema, invece, rappresentava il presente e il futuro del Real Madrid.

Aurelio De Laurentis sacrificò 40 milioni e il suo non fu un corto per i cinemini di Napoli ma, con il tempo e i gol, è diventato un kolossal, roba da Hollywood, Higuain segna, il Napoli vince e nessuno fiata più di quell'altro enorme argentino che è stato Diego Armando Maradona, perché nel calcio, oltre alla memoria, conta una cosa sola: i gol. Ecco perché Maurizio Sarrri, mordendo il bocchino di una sigaretta che fu, dice che Higuain è il miglior attaccante del mondo ma può e deve fare di più. Se penso che questo fenomeno ha la sorte di giocare in nazionale accanto a Messi e poi ancora con Aguero e Di Maria, eventualmente Dybala e Lavezzi, mi chiedo perché l'Argentina non riesca a vincere le prossime tre coppe del mondo. Resta il mistero ma a Napoli se ne fregano, si tengono Gonzalo con tutto quello che si porta appresso, fuitine e strafocate n coppa 'o mare, in campo, poi, stende qualunque avversario. E' lui l'uomo scudetto, è lui che fa i miracoli e sa sciogliere il sangue dei tifosi, San Paolo come San Gennaro e chiedo scusa, non è una bestemmia ma soltanto un gioco per divertirsi, come sa fare El Pipita, soprannome strambo, ereditato da suo padre dotato di un naso importante, detto el pipa. Il ragazzo ha naso e piedi. Il bello deve ancora venire.

Per esempio sabato 13 febbraio a Torino.

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