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Honda Sh, fenomeno che parla italiano L'arrivo delle «piccole»

Valerio Boni

Firenze Se si osservano le classifiche di vendita di due ruote in Italia sembra non sia cambiato nulla, le prime tre posizioni continuano a assere occupate dall'intera famiglia Honda Sh, rispettivamente nelle cilindrate 150, 300 e 125. Rispetto a 12 mesi fa, tuttavia, qualcosa è cambiato perché a primavera sono arrivate le nuove serie «piccole», con i 125 e 150 profondamente aggiornati. L'occasione per dare vita alla nuova generazione è partita dalla necessità di adeguare i motori alla normativa Euro 4, un'esigenza che è stata sfruttata senza limitarsi ad abbassare ulteriormente livelli di consumi ed emissioni già particolarmente bassi, ma ha permesso di incrementare le prestazioni. Ormai i 50 km con un litro sono a un passo, come dimostrano valori dichiarati di 2,1 litri/100 km per il 125, e i 2,3 per il 150 che continua a essere il preferito per la possibilità di avere accesso a tangenziali e autostrade.

Gli Sh continuano a essere un'eccellenza italiana, visto che la Casa giapponese ha delegato completamente la progettazione, lo sviluppo e la produzione all'Italia, che continua a rimanere il mercato di riferimento. Ideato a Roma e assemblato in Abruzzo, ad Atessa, lo scooter ha oggi in comune solo l'impostazione in comune con il primo Sh, arrivato in Europa più di 30 anni fa, nel lontano 1984.

Si tratta infatti di un veicolo che si è evoluto meccanicamente, raggiungendo i 12,2 e i 15 cavalli di potenza, ma anche nello stile, nella sicurezza e nel comfort, sfruttando le sinergie con il reparto Honda auto. Lo confermano dettagli come l'avviamento keyless, il dispositivo start&stop che si attiva nelle fermate al semaforo, ma anche e soprattutto l'impianto frenante completo di Abs.

Il test effettuato a Firenze dimostra quanto un Sh sia a misura di città, indipendentemente dalla cilindrata. La differenza non sta tanto nei 150 euro (il 125 costa 3.690 euro) quanto nel tipo di impiego o più semplicemente nel tipo di patente che si possiede, visto che la B limita a 125 la cilindrata.

Il capoluogo toscano, come del resto Roma o Napoli, rappresenta un banco di prova impegnativo, per la presenza di salite che si aggiungono ai classici ostacoli che chi si muove su due ruote deve affrontare quotidianamente, e gli Sh non si lasciano intimorire dalle partenze in salita alla base dei ponti che scavalcano l'Arno, o dalla scalata che porta al belvedere di piazzale Michelangelo.

C'è lo spunto che serve, anche con un passeggero a bordo, ma ci sono anche sospensioni efficaci e un impianto frenante potente e sicuro, perché dopo la salita c'è sempre una discesa.

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