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I 40 anni del ginnasta inventore: "Il mio sport materia a scuola"

L'esercizio con cui vinse l'oro ad Atene prese il suo nome «Vorrei l'artistica obbligatoria come la matematica...»

I 40 anni del ginnasta inventore: "Il mio sport materia a scuola"

«Ha un aspetto umano, ma è un punto esclamativo pervaso da energia, venuto dallo spazio. Si chiama Igor Cassina e non c'è n'è per nessuno». Così Andrea Fusco in telecronaca celebrò l'oro olimpico di Atene del ginnasta azzurro.

Cassina, la frase del suo amico Fusco resterà in eterno, tant'è che ha deciso di intitolare il suo libro Il ginnasta venuto dallo spazio.

«Sì, è riuscito a far passare il sottoscritto come quell'atleta venuto dalla spazio perché in quella gara, interrotta per quasi 20 minuti per le polemiche su un punteggio assegnato a un ginnasta russo, c'era una gran confusione, quindi salire sull'attrezzo dopo il baccano del pubblico non è stato facile. Così come non è stato facile vincere la medaglia d'oro».

Che cosa ha provato giusto un attimo prima di salire sulla sbarra?

«È un insieme di emozioni che vivi in pochi secondi. Devi riuscire ad estraniarti da tutto, perché basta poco per passare da una medaglia d'oro a cadere dall'attrezzo e fallire. Molti grandi atleti non sono riusciti a vincere la tensione. Ecco, per me il campione è colui che al momento giusto sa fare la differenza».

Non solo un ginnasta dello spazio, pure inventore.

«Sì, per essere stato il primo a provare un'innovazione, l'aver creato qualcosa di originale mai esibito prima come il movimento Cassina. In realtà ho presentato pure un movimento Cassina 2, ma mai fatto in gara».

«La sensazione del vuoto è bellissima ma la certezza di ritrovare la sbarra non ce l'hai mai». Una sua frase che è pure metafora di vita?

«Nella vita di tutti i giorni c'è quella imprevedibilità che fa parte del gioco. Quando le cose sono troppo scontate non va bene, nella vita di tutti i giorni deve esserci un po' di brio, un po' di adrenalina che permette di evolversi e di migliorarsi».

Un ricordo di Atene?

«Il giorno prima della finale mi si è avvicinata una signora non vedente col pastore tedesco e con la quale mi sono messo a parlare. Il giorno dopo, un paio di ore prima della mia finale, mi arriva una sua lettera dove si scusa perché non sarebbe riuscita a venire alla gara: io in quel momento pensavo a tutt'altro. Quella donna l'ho incontrata di nuovo nello stesso identico posto, così le ho potuto far toccare la medaglia. È stato un momento piacevole perché mi ha fatto riflettere su quelle persone che anche nell'avversità mostrano interesse, gioia, che fanno il tifo per te senza che nemmeno sapesse chi fossi, perché Cassina prima di Atene non lo conoscevano neanche in Italia. Mi rimane il ricordo della bontà d'animo di quella donna».

Adesso Cassina cosa fa?

«Dopo essermi laureato in Scienze Motorie sono diventato un coach del benessere, una nuova professione che mi permette di seguire le persone, migliorare il loro stile di vita attraverso buone attività fisiche e vita sana».

Perché in Italia siamo così indietro nell'attività fisica rispetto agli altri paesi?

«Credo che la ginnastica artistica dovrebbe subentrare in tutte le scuole fin da piccolini, già dai 3 ai 5 anni fino ai 10 anni. Se c'è la lezione di italiano e di matematica deve esserci anche quella di ginnastica artistica, perché serve a sviluppare le attività motorie di base e aiuta ad ascoltare il corpo».

Che regalo vorrebbe per i suoi 40 anni?

«Il mio sogno più grande è sempre stato quello di vincere l'oro alle Olimpiadi, ma ora che l'ho raggiunto sogno di aprire un mega centro sportivo, dove poter ospitare i ragazzi, dove tutti possono praticare uno sport, ma soprattutto che sia accessibile a tutti, senza avere particolari requisiti.

E mi piacerebbe che tutti quelli che arrivassero in macchina, lo facessero con un'auto elettrica: perché puntiamo alla qualità».

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