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I precedenti di Chiellini e Marchisio Ma anche Conte si lamentava di Prandelli

La nuova puntata del braccio di ferro tra la Juventus e Antonio Conte non deve sorprendere. L'assenza di Bonucci, forse il giocatore che meglio conosce dettami tattici e pensieri del ct leccese, nello stage di tre giorni della nazionale fa notizia ma non va drammatizzata. Anche se, considerando la bravura e l'esperienza del difensore, lui fa comodo a chiunque in allenamento.

I precedenti di Chiellini e Marchisio Ma anche Conte si lamentava di Prandelli

La nuova puntata del braccio di ferro tra la Juventus e Antonio Conte non deve sorprendere. L'assenza di Bonucci, forse il giocatore che meglio conosce dettami tattici e pensieri del ct leccese, nello stage di tre giorni della nazionale fa notizia ma non va drammatizzata. Anche se, considerando la bravura e l'esperienza del difensore, lui fa comodo a chiunque in allenamento. A Conte che da oggi fino a sabato mattina - con i 27 dello stage sotto esame - dovrà studiare gli schemi tattici adatti per un Europeo che affronta già in partenza in grande emergenza; ad Allegri che ha diritto di tenersi legittimamente un leader dello spogliatoio come è Bonucci (lo stage non è una data Fifa) ed avere un uomo in più per preparare la finale di Coppa Italia.

Così da Bonucci (novembre 2014) a Bonucci (l'altro ieri), passando dai casi Chiellini e Marchisio, siamo sempre allo stesso punto: il rapporto tormentato tra il ct e la Juve, la sua vecchia casa. All'epoca il difensore, squalificato per l'impegno ufficiale con la Croazia ma abile e arruolato per l'amichevole con l'Albania, fu convocato 48 ore prima degli altri a Coverciano e non a Milano e il club bianconero fu costretto a dire sì. Stavolta il calciatore, squalificato per la finale di Coppa, è stato chiamato dal ct per lo stage azzurro ma la Juve ha detto no.

Sulla carta e nelle intenzioni, tutti fanno il proprio dovere, per il bene della Nazionale: Conte, da buon ct, convoca chi meglio crede; la Juve collabora volentieri, salvo difendere i propri diritti. Ed ecco che, quando dalla teoria si passa alla pratica, la linea tra rispetto e sospetto diventa sottile. Restano quindi le questioni di principio: il club di Vinovo applica il regolamento alla lettera a proposito della non ufficialità dello stage, pur di non dire un sì a colui dal quale ha divorziato due anni fa; Conte non è avvezzo ad alcuna forma di diplomazia per cui la sua nazionale si trova spesso in queste situazioni imbarazzanti.

Di sicuro c'è l'attitudine dell'ambiente juventino a dimenticare molto velocemente i successi vissuti insieme e a riporre le vecchie bandiere. Vedi l'imbarazzo rammaricato di Del Piero, accantonato quando ancora poteva fornire un apporto in campo e al quale non fu nemmeno offerto un ruolo dietro una scrivania. Ora invece Conte, diventato addirittura un «nemico» dopo aver regalato più di un momento di gloria al club. E alla Juve potrebbero anche non aver fatto piacere gli spifferi di mercato sull'interesse per Bonucci da parte del Chelsea. Il futuro tecnico di Conte da luglio.

Ma la questione è più generale e riguarda i rapporti Nazionale-club, da sempre problematico. E che era tale anche quando Conte guidava la Juve (si lamentò con il ct Prandelli per una chiamata di Chiellini ufficialmente infortunato). Un tema che andrà affrontato nella nuova gestione della coppia Ventura-Lippi.

«Non voglio essere falso, non conosco le motivazioni. Non credo però che ci sia stata la volontà di fare un dispetto», smorza i toni il presidente del Coni Malagò.

Ma ora Conte spera che non accadano altri incidenti di percorso.

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