Brasile 2014

Müller non fa sconti. Usa, non serve il biscotto

I tedeschi battono gli americani, ma passano entrambi agli ottavi. L'attaccante del Bayern segna ancora: 9 gol in 9 partite mondiali

Müller non fa sconti. Usa, non serve il biscotto

Pareggio doveva essere e pareggio non è stato. Germania e Stati Uniti, comunque promosse entrambe agli ottavi di finale, se la sono giocata davvero. Alla fine hanno vinto 1-0 i tedeschi grazie al quarto gol in questo Mondiale di Thomas Müller, uno che è meno pubblicizzato di Messi e Neymar ma che li vale davvero e comunque non sfigura al loro cospetto: «falso nueve» se ce n'è uno, è arrivato a nove reti in altrettante partite della fase finale dei Mondiali (come Maradona), al punto da meritarsi i complimenti e l'investitura di Ronaldo. Quello originale, ovvero il brasiliano.

L'altro Ronaldo - quello portoghese - va invece a casa come era quasi logico che fosse dopo i primi due turni del Mondiale. Eppure ieri non si è assistito alla replica, a distanza di trentadue anni, della 'partita della vergogna', quando i tedeschi dell'Ovest (all'epoca esisteva ancora la separazione dall'Est) batterono l'Austria 1-0 ovvero con il solo risultato che avrebbe consentito a entrambe le squadre di proseguire nel loro cammino: a farne le spese, dopo ottanta minuti di nulla e in mezzo alle urla imbufalite del pubblico di Gijon, fu la cenerentola Algeria, colpevole di lesa maestà visto che in precedenza aveva battuto proprio la Mannschaft sognando il passaggio al turno successivo. Non si è assistito a nulla del genere e, appunto, non è saltato fuori il pareggio che avrebbe qualificato certamente entrambe le formazioni indipendentemente dal risultato di Portogallo-Ghana. Loew e Klinsmann - connazionali, amici e uno assistente dell'altro ai Mondiali del 2006 sulla panchina della Germania - hanno mantenuto fede alle promesse della vigilia e dalle rispettive panchine hanno cercato la vittoria: niente calcoli, niente biscotto e tanti saluti a chi pensa sempre male. Sotto l'acqua di Recife, Klinsmann - che ha cantato entrambi gli inni - ha trovato le conferme che voleva: gli States sono cresciuti davvero, non sono ancora all'altezza delle Grandi ma certo non sfigurano. Se ne sono accorti anche in patria, come certificano i 25 milioni di spettatori incollati davanti alla tv nel turno precedente (presidente Obama in primis) e il fatto che ieri, per esempio, «lo Stato di New York ha deciso di concedere un'ora extra di permesso dopo la pausa pranzo per ogni impiegato a partire dalle ore 12», aveva comunicato il governatore Andrew Cuomo augurandosi anche la vittoria. Ecco: il successo sul campo non c'è stato, ma il passaggio del turno va considerato come tale. «Per noi è un gran giorno davvero, quasi nessuno ci immaginava qualificati», ha ammesso Klinsmann.

Partita vera, si diceva, con nel primo tempo l'occasione migliore che capitava sui piedi di Ozil (tiro sul portiere, però) cui rispondeva un destro a girare di Zusi finito alto di poco. Entrava anche Klose, nella ripresa, ma la rete decisiva la segnava appunto Muller con un destro a dir poco chirurgico dal limite dell'area. E, in pieno recupero, Lahm sventava in scivolata il possibile pareggio di Bedoya: altro che biscotto. «Abbiamo vinto il girone, siamo una grande squadra», è l'urlo finale di Müller.

Teneteli d'occhio, i tedeschi: la voglia di scherzare non gli appartiene.

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