Londra 2012

I Tex Willer sparano per l'Italia E portano oro, argento e mira

L'emigrato Campriani vince nella carabina: "Ma ora voglio tornare a casa". Fabbrizi argento nel trap: "Darei la vita per la bandiera del mio Paese"

Nostro inviato a Londra

Casa Italia non è quella allestita dal Coni a Westminster, cuore di Londra, ricca Londra. Casa Italia è quella a sud est della grande città, quella costruita a suon di spari e successi al Royal Artillery Barracks, storica sede dell'artiglieria di Sua Maestà e, da questi Giochi in poi, storica sede dell'Italia che spara. Perché Niccolò Campriani ha bissato nella carabina 50 metri a tre posizioni la medaglia conquistata in quella da 10 metri, solo che l'ha colorata ancor meglio, stavolta oro non più argento. Perché quell'italiano terribilmente vero di Massimo Fabbrizi, vero perché pacioso, sorridente, innamorato della vita e delle cose semplici, ha centrato un argento che lo fa felice «all'80%» e perso un oro «che mi fa rabbia al 20 per cento» e comunque ha continuato a tenere alta la bandiera issata l'altro giorno più in alto che non si può da quel prodigio con fucile della Jessica Rossi.

Casa Italia è da queste parti perché persino chi ha conquistato la medaglia pregiata, beffando Fabbrizi in quei calci a rigore dello sparo che sono gli shoot off, cioè il primo che sbaglia è fuori, ecco, chi l'ha beffato è un croato di cognome Cernogoraz e di nome Giovanni che «ciao come state?» dice «perché parlo italiano?» si domanda, «perché sono italiano» risponde.

Doppio passaporto in tasca, nato a Capodistria, «e magari vengo a sparare con voi». Insomma, ci ha battuto uno di noi.

Casa Italia è un fortino che spara e fa piacere un mondo che lo sia, perché in fondo pensi che se siamo bravi a nuotare tutt'al più serve a non affogare, se siamo bravi a correre scapperemo più velocemente, se però siamo bravi a combattere e sparare e a incrociar fioretti e sciabole, suvvia, ci si sente un filino più sicuri. Tanto più se la gente che spara o tira o combatte dice e pensa come Fabbrizi. «Io sono carabiniere da sei anni» sorride infatti questo ragazzone 35enne di San benedetto del Tronto mentre parla avvolto nella bandiera nonostante l'amarezza dell'oro sfuggito, lui che è due volte campione del mondo della specialità, lui che doveva vincere. Lui, soprattutto, che stuzzicato sulle frasi di Beppe Grillo («le olimpiadi sono il trionfo del nazionalismo») ribatte con la semplicità che nessun politico, tantomeno un comico prestato alla politica, potrà mai avere, e dice «io darei la vita per la mia bandiera, se non fossi sicuro, ogni mattina che mi sveglio, di poterla vedere, ecco, non mi alzerei neppure. Per me è tutto, mi dà la forza di allenarmi e la mia gioia più grande è far di tutto per portarla in alto».

I Tex Willer d'Italia piacciono, «oro, argento e mira» li hanno soprannominati. Perché prima dell'argento di Fabbrizi sono arrivati, l'altro giorno, l'oro di Jessica che spara per se stessa e però trascina la sua terra terremotata e giovane com'è fra vent'anni sarà ancora qui a lottare per medaglie. E, ieri, quello atteso, prenotato con una qualifica da distacchi imbarazzanti ancora da Campriani che spara e studia e si laurea e viaggia e fa masters e rappresenta quest'Italia che ci crede e va all'estero per crescere e però vuole tornare perché «io sono un esterofilo che non ha paura di andar via, che però ha visto i propri genitori piangere e che presto tornerà». Campriani che non è un mammone, che ama il suo Paese, Campriani che quasi si commuove pensando al bronzo di Emmons, il cecchino sfortunato, il cecchino americano suo amico che ha sbagliato, che spesso sbaglia per troppo stress ma che «mi ha insegnato tanto». Campriani che ringrazia la fidanzata e compagna di vita e atleta azzurra anche lei, Petra Zublasing, «perché è stata fondamentale per le mie due medaglie, perché qui c'è troppo tempo per pensare e mezzora di relax con lei vale dieci giorni di riposo». Campriani occhi svegli, Campriani 110 e lode, Campriani che però non riesce a sparare e a mirare in fronte a chi gli chiede del villaggio olimpico, delle coppie, degli amori, del sesso e gli domanda di lui e Petra e, cecchino per una volta disarmato, è costretto a dire che no, «qui, quando ci siamo trovati soli, abbiamo giocato a Lego». Lego lego, quello vero.

Non scherzava.

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