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Icardi&Brozovic: la solita Inter spietata rischia ma conquista

Doppietta del capitano (anche con svista del Var), per i nerazzurri scatto da scudetto

Icardi&Brozovic: la solita Inter spietata rischia ma conquista

L'Inter si regala un'altra notte da sola in vetta. È la quarta volta che accade in questo campionato, ma a questo punto, quando un terzo del torneo è alle spalle, assume un significato preciso: l'Inter è tremendamente vera. Anzi, mai vista. Perché una partenza così lanciata nella sua storia l'ha realizzata solo in altre due occasioni, arrivando sempre a vincere lo scudetto. Luciano Spalletti eguaglia l'Inter dei record di Giovanni Trapattoni e quella di Roberto Mancini post Calciopoli: 36 punti in 14 gare. Ancora imbattuta con 11 vittorie e 3 pareggi.

A Cagliari è la vittoria del cinismo perché i nerazzurri segnano con i primi due tiri in porta. Icardi scaccia la paura iniziale dopo mezz'ora e Brozovic raddoppia dopo dieci minuti della ripresa. Puntuali i gol arrivano a mettere fine al momento migliore dei rossoblù in entrambe le occasioni. E quando Pavoletti la riapre, ecco Icardi richiuderla subito nel finale quando sale l'ansia di essere rimontati. Proprio come si conviene alle grandi squadre che quando vanno in provincia, non hanno paura a sporcarsi le mani. Cinica, ma anche umile l'Inter che appena capisce che si potrebbe mettere male non si vergogna di mettersi a specchio dell'avversario. Consapevole che nell'uno contro uno la superiorità sarebbe emersa. E così è stato.

La forza di un'Inter che ormai è una cantilena perché l'unica casella che non ha un padrone definito, è quella del terzino sinistro. Infatti Santon confermato alla seconda partita di fila titolare al posto di Nagatomo, è un messaggio al resto del gruppo. Tutti prima o poi avranno un'occasione e, soprattutto, chi se la gioca bene ne avrà subito un'altra. Per il resto l'Inter si può quasi recitare a memoria, il ritorno delle vecchie cantilene. Ci sono i titolarissimi, eccome se ci sono. Con buona pace di Spalletti che in settimana aveva filosofeggiato: «Solo nella mente dei nostri nemici può esistere una distinzione tra esclusi e titolari. Le partite si vincono tutti insieme durante la settimana». Tutto vero. Però poi in campo ci vanno gli stessi e la vittoria si costruisce su un asse ben definito: parata di Handanovic, zampata di Icardi.

È stato così anche a Cagliari dove l'Inter per mezz'ora ha sofferto come raramente in questa occasione. La squadra di Lopez ha preso il pallino del gioco con i giovani: su tutti il bravissimo Barella in mezzo al campo, ma in difesa Romagna ha anche qualità mentre sulla fascia Faragò è inesauribile. I nerazzurri passano un brutto quarto d'ora, a tal punto che il solito stratega Spalletti ci ha messo mano quasi subito, addirittura stravolgendo il suo scacchiere per passare alla difesa a tre. In campo, invece, Handanovic ha fatto il solito miracolo su Pavoletti; poi alla prima occasione capitan Maurito ha fatto il solito gol sfruttando l'assist «fortunato» di Perisic, dopo solito cross di Candreva. Il triumvirato nerazzurro: Spalletti-Handanovic-Icardi.

L'argentino si divora poco dopo il bis. Il Cagliari prova a ripartire nella ripresa e l'Inter raddoppia con Brozovic appena entrato al posto dell'infortunato Vecino (risentimento ai flessori). Sembra chiusa ma è finale da pazza Inter. Pavoletti la riapre con un destro al volo. Farias tira in braccio ad Handanovic il pallone del pareggio non regalando la rimonta clamorosa a un Cagliari coraggioso. E allora ci pensa ancora una volta Icardi a risolvere una mischia con il quindicesimo gol in campionato (quinta doppietta, ma vanta anche una tripletta nel derby), che gli fa raggiungere Immobile in testa alla classifica cannonieri. Anche se c'è una macchia perché il Var non corregge l'errore dell'arbitro sul contatto tra Perisic e Rafael: il fallo c'è.

Comunque la partita finisce lì e per l'Inter inizia un'altra notte per sognare.

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