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Iguodala super Mvp, Curry chirurgico: i Warriors sono i nuovi campioni Nba

Golden State vince gara6 in casa di Cleveland e si mette al dito l'anello, 40 anni dopo l'ultimo successo. Ai Cavs non basta un super LeBron che sfiora l'ennesima tripla doppia. È il trionfo del collettivo di coach Steve Kerr, che si impone all'esordio

Iguodala super Mvp, Curry chirurgico:  i Warriors sono i nuovi campioni Nba

Il trionfo del collettivo e del sistema. Non siamo alla classe operaia che va in paradiso, perché la squadra con meno talento complessivo in finale sono i Cavs, ma quasi. I Golden State Warriors con una gara6 tutta determinazione, faccia tosta e creatività mettono le mani sul titolo Nba, a 40 anni esatti dall'ultimo festeggiato a Oakland, il lato «sbagliato» della Baia di San Francisco (anche se nel '75 la squadra di Rick Barry festeggiò proprio al Cow Palace di San Francisco per l'indisponibilità del palazzo di casa). Eroe dell'ultima notte alla Quicken Loans Arena di Cleveland è Andrè Iguodala. Arrivato a Golden State per fare il titolare ha accettato una stagione da sesto uomo di lusso salvo essere ripescato nel quintetto minuscolo da Steve Kerr per la difesa mostruosa su LeBron James e l'energia trasmessa in attacco. Sono 25 i suoi punti, uniti a cinque rimbalzi altrettanti assist e due recuperi, nella partita decisiva. Per tutto questo vince, con merito, il titolo di Mvp delle Finali. Stesso contributo di punti fornito da Stephen Curry, per lui anche 8 assist e 6 rimbalzi con tre recuperi, meno fondamentale e preciso che in gara5 ma comunque ago della bilancia nei possessi più delicati. Con loro brilla anche la stella di Draymond Green, ala tuttofare che ha chiuso la stagione da numero cinque e ha coronato il crescendo con una tripla doppia da fantascienza (16 punti, 11 rimbalzi e 10 assist.
Nella notte in cui ai Warriors manca clamorosamente Klay Thompson, l'altro degli Splash Brothers, ma arrivano comunque 10 punti a testa da due panchinari. Il primo è Shawn Livingston, playmaker di due metri nel febbraio del 2007 vedeva esplodere un ginocchio, rompendosi tutto quello che c'era da rompere. La dottoressa, appena arrivato in ospedale, disse semplicemente: «Possiamo solo amputare». Invece il playmaker di 2 metri, fisico asciuttissimo ed eleganza da Magic Johnson, si è rimesso in piedi e si infilerà l'anello da campione. Il secondo è Festus Ezeli. Centro nigeriano di 25 anni, che da meno di 10 gioca a pallacanestro. Spedito negli Usa per il liceo lo misero su un campo da basket senza che conoscesse nemmeno le regole e infatti il suo primo canestro lo fece nel cesto sbagliato. Nella gara chiave ha messo 10 punti in 10 minuti, con quattro rimbalzi. Eccolo il segreto dei Warriors vincenti del coach debuttante Steve Kerr (prima di lui il «mostro» Pat Riley nel 1982). La filosofia, con qualche segreto rubato a Phil Jackson e a Gregg Popovich, è quella dei «Seve seconds or less» imparata ai Phoenix Suns di cui era general manager. Il vice allenatore era il suo attuale secondo, Alvin Gentry (che l'anno prossimo allenerà i New Orleans Pelicans), l'uomo che alzando il trofeo l'ha dedicato al suo capo coach di allora, creatore di quella filosofia cestistica: Mike D'Antoni.
Gara6 (105-97 il finale) è decisa da due quarti strepitosi dei giallobù, il primo e il terzo. In mezzo i Cleveland Cavs cercano di restare a contatto con le loro armi. Coach David Blatt manda in soffitta il quintetto piccolo di gara5 e punta forte sui suoi due lunghi, Tristan Thompson e Timofey Mozgov. Avrà una doppia doppia da entrambi, 15 punti e 13 rimbalzi dal canadese, 17+12 dal russo. Il resto è tutto LeBron. Il Re chiude con 32 punti, 18 rimbalzi e 8 assist, ma anche 6 palle perse e troppe imprecisioni nei momenti cruciali del match. Ma la stanchezza è tantissima e il «numero uno al mondo» (la definizione è sua) ha già fatto miracoli portando i Cavs fino al sesto atto della serie. Al redde rationem manca Matthew Dellavedova, troppo spremuto in avvio di Finali, pochissimi segni di vita da Iman Shumpert e Jr Smith (che arriva a 19 punti con le triple a babbo morto nel finale). Ma a Cleveland, falcidiata dagli infortuni di Kyrie Irving e Kevin Love, gli altri due dei suoi Big Three, non si poteva chiedere molto di più. Il titolo ai Warriors manda in archivio una stagione appassionante e stupenda. L'anello, alla fine, l'ha vinto la squadra che ha giocato il basket migliore.

Certe volte, la Nba, sa anche essere giusta.

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